31 dicembre 2007

AUGURI 2008



Ancora Auguri da Tani Scanni

29 dicembre 2007

AUGURI 2008


Graditissimi auguri da Francis e Alessandra

Ma esiste un Car Sharing a Bari?

A Bari esiste il car sharing dal 2006 ma non ce ne siamo accorti. Peccato. Risale infatti al 26 marzo 2006 la notizia dell’ingresso di Bari tra le 12 città associate all'ICS con il nuovo servizio. Se si va sul sito della stessa ICS manca una elementare mappa dei servizi disponibili sul territorio nazionale. Penoso! Notiamo invece dai comunicati ANSA che tra le 12 città prima di Bari v’era già Taranto. Non male. Peccato che ad aderire a questa Associazione sembrano essere Enti locali. Brutto segno. Il servizio chi lo deve servire? Siamo ancora nel buio. Peccato perché è di oggi la notizia che ci saranno incentivi alla rottamazione da spendere in car sharing e utilizzo dei mezzi pubblici (in pratica date a rottamare l’auto vecchia ma non ne comprate una nuova). Proviamo a indagare oltre e scopriamo che una delle prime agenzie ad offrirsi per il car sharing a Bari è Drive2Day. Una grande scoperta ma cosa c’entra? Intanto mi associo subito e finalmente cerco di riempire l’auto e dividere le spese per le trasferte a Roma o di prendere passaggi. Una evoluzione da tempo sognata dell’autostop e che non ero mai riuscito a trovare (mentre lo scambio casa sì). Ottimo ma siamo a zero per il car sharing. Indaghiamo ancora e torniamo alla notizia che Bari viene al primo posto nel Sud per le “rivoluzioni nel trasporto pubblico”. La notizia è del 21 dicembre ma a leggerla con attenzione Bari strappa il titolo non tanto per il già fatto quanto per il programma da farsi. Per ora abbiamo solo park&Ride e bike sharing. Non è da poco sapere che ci saranno piste ciclabili, metropolitane leggere e riprogettazione delle aree ferroviarie da dimettere. Per Bari è una vera svolta. Ci sono manifeste volontà politiche e concrete azioni di governo in questa direzione, ci sono anche i fondi finanziari ma siamo solo all’inizio. Comunque nessuna traccia di un servizio di car sharing. Ma allora? Spero che qualcuno sappia darmi indicazioni. Google per ora non sa farlo.

IGGY 1977 2007 - I MIEI AUGURI PER IL 2008

In questi due video la sintesi di un percorso esemplare.



Trent'anni di storia... dalla scena punk del 1977 alle spiagge di Benicassim (ma cosa ci fa la bandiera italiana sventolata patriotticamente?). Auguri Iggy Pop e altri felici trent'anni da oggi al 2037 a tutti gli amici "passeggeri" che mi leggono su questo blog



I am the passenger
And I ride and I ride
I ride through the citys backside
I see the stars come out of the sky
Yeah, theyre bright in a hollow sky
You know it looks so good tonight
I am the passenger
I stay under glass
I look through my window so bright
I see the stars come out tonight
I see the bright and hollow sky
Over the citys a rip in the sky
And everything looks good tonight
Singin la la la la la-la-la la
La la la la la-la-la la
La la la la la-la-la la la-la
Get into the car
Well be the passenger
Well ride through the city tonight
See the citys ripped insides
Well see the bright and hollow sky
Well see the stars that shine so bright
The sky was made for us tonight
Oh the passenger
How how he rides
Oh the passenger
He rides and he rides
He looks through his window
What does he see?
He sees the bright and hollow sky
He see the stars come out tonight
He sees the citys ripped backsides
He sees the winding ocean drive
And everything was made for you and me
All of it was made for you and me
cause it just belongs to you and me
So lets take a ride and see whats mine
Singing...
Oh, the passenger
He rides and he rides
He sees things from under glass
He looks through his windows eye
He sees the things he knows are his
He sees the bright and hollow sky
He sees the city asleep at night
He sees the stars are out tonight
And all of it is yours and mine
And all of it is yours and mine
Oh, lets ride and ride and ride and ride...
Singing...

APPUNTI DI FILOSOFIA - 1: DIO

L’esistenza di Dio
Voler provare l’esistenza di Dio è come voler provare l’esistenza di qualcosa ancora prima di aver definito “cosa”. Ogni prova di Dio porta infatti con se una diversa definizione dell’oggetto cercato. In realtà si manifesta ciò che cerchiamo solo dopo averlo trovato o, in negativo, per non averlo trovato.
Ne consegue che Dio è un sentimento, un afflato. Dio come afflato esistenziale per eccellenza. Dio è il rapporto con qualcosa che non possiamo afferrare, con tutto ciò che sfugge alla nostra ragione. Dio è la comprensione del nostro limite. Tale ricerca è dunque alimentata dalla Scienza e non avversata. Ma se così è le Religioni sono oggi Codici ancora attuali per rapportarsi a Dio? Ne dubito ma voglio pensare che dentro di esse si siano stratificate grandi Tradizioni, enormi ricchezze che non possono restare inaccessibili per ragioni mondane.
Ma torniamo alla filosofia e alle prove dell’esistenza di Dio.

Onnisciente, onnipotente e infinitamente buono
Ecco un esempio di qualcosa che non può essere cercato a priori. Troppi attributi tutti insieme. Nessuna prova della sua esistenza può postularli a priori senza dover fallire al primo tentativo. Tali qualità vanno dimenticate e fanno parte del repertorio storico del teismo, ossia dell’ebraismo ovvero del cristianesimo ovvero dell’islam.
Se per esempio pensiamo a Dio come causa prima le suddette qualità non ne conseguono. La più debole di tutte è di certo quella etica. In ogni caso nelle stesse tradizioni teiste non è così scontato che Dio si identifichi con la Natura, quanto al contrario che sia di essa un progetto di redenzione. Esiste un rapporto dialettico tra Dio e Natura che prevede il Male come Negazione dialettica di Dio. [indagare Hegel su argomento – mi mancano conoscenze]. Se dovessimo applicare la Dialettica hegeliana ne conseguirebbe tale schema: Dio – Male – Natura / Natura – Dio Redentore – Palingenesi. Il primo nella posizione di Dio Padre, il secondo nella posizione di Dio Figlio e lo Spirito Santo dentro ogni Sintesi, ossia Natura in forma parziale ovvero Palingenesi in forma omnipermeativa.
Questo il Dio delle principali Religioni del mondo. Ha esso qualcosa a che vedere con la domanda filosofica sull’esistenza di Dio? Cercherò di dimostrare di no. La domanda filosofica nasce infatti dalla Filosofia della Natura mentre qui Dio è un progetto estraneo alla Natura stessa. Non conta sapere se ne è il Creatore (prova teleologica e prova cosmologica), egli è innanzitutto Estraneo alla Natura e la sua presenza in essa è problema successivo.

Dio è la Natura
Altra via d’uscita è ovviamente quella di identificare al contrario Dio con la Natura. Tale percorso è il Paradigma oggi imperante e sotteso nel sentimento di molti ma non sempre in quello popolare e tradizionale dell’Occidente. Esiste un conflitto sotteso e non manifesto da parte delle grandi Religioni teiste. Si evita lo scontro con questo Paradigma a favore invece di una guerra con il Secolarismo, il Razionalismo e l’impero della Tecnica. Se questo avvenga per impreparazione o per ignoranza non mi è dato saperlo. Personalmente ritengo questa però la battaglia decisiva.
Torniamo alla filosofia. Se Dio non è causa prima dell’Universo ma è l’Universo nella sua accezione più ampia ossia dell’Universo che lo si pensi sia come Evento unico sia come Evento tra gli Eventi ovvero come Apparenza Evento di un Essere, ecc… comunque lo si voglia pensare la domanda su Dio si identifica con la domanda sul Mondo e sull’Essere. E’ questo il Dio dei Filosofi ma è un Dio che annulla quello delle Religioni teiste lasciando spazio solo a quelle Orientali e forse tra queste solo al Buddismo.

Panico esistenziale
Ne consegue un panico esistenziale. Trovarsi improvvisamente fuori da tutta la tradizione occidentale e doversi liberare come di una zavorra di quella Dialettica che sopra abbiamo descritto non è facile da dirsi. Opporrò dunque la massima resistenza. Per ora continuerò a chiedermi se la Storia dell’Umanità sia dentro quella Dialettica che porta all’attesa del Redentore, come credono gli Ebrei, o se sia dentro invece alla Negazione del Dio Redentore come per i cristiani o se si possa fare a meno di questa Dialettica Storica (il Redentore) come per l’Islam che si ferma al primo passaggio e lo rende assoluto in questo schema: Dio – Natura – Paradiso, dove ad essere redenta non è la Natura e la Creazione ma soltanto l’Uomo per il quale è già pronta una Creazione purificata dal Male e che lo aspetta dopo la morte.
Possono queste tre Tradizioni teiste continuare ad incontrare la Filosofia?

27 dicembre 2007

POST ISRAEL PUNK!



Se andate alla pagina You Tube linkata nel titolo trovate oltre 360 messaggi su questo video di Siouxsie and the Banshees dei primi anni '80. Come sempre in Italia la musica arriva a metà, senza l'anima delle sue parole. Eccovi il testo del brano e potete farvi una ragione di tanto accanimento in rete contro di lei...

Little orphans in the snow
With nowhere to call a home
Start their singing
Waiting through the summertime
To thaw your hearts in wintertime
That's why they're singing...
Waiting for a sign to turn blood into wine
The sweet taste in your mouth--turned bitter in its glass
Israel...in Israel
Israel...in Israel
Shattered fragments of the past
Meet in veins on the stained glass
Like the lifeline in your palm
Red and green reflects the scene
Of a long forgotten dream
There were princes and there were kings
Now hidden in disguise--cheap wrappings of lies
Keep your heart alive with a song from inside
Even though we're all alone
We are never on our own when we're singing
There's a man who's looking in
And he smiles a toothless grin
Because he's singing...
See some people shine with glee
But their song is jealousy
Their hate is clanging--maddening
In Israel...will they sing Happy Noel
Israel...in Israel
Israel...in Israel
In Israel will they sing Happy Noel

Ho provato a tradurla e non mi meraviglierei di clamorosi errori... quindi se qualcuno vuole correggere ben venga:

Piccoli orfani nella neve
senza nessuno da chiamare a casa
iniziano a cantare la loro canzone
aspettando che arrivi l’estate
e sappia sciogliere i vostri cuori d’inverno
Ecco perché stanno cantando…
Aspettano un segno che trasformi in sangue il vino
Il sapore dolce nella vostra bocca
tornato amaro nel bicchiere di
Israele… in Israele
Israele… in Israele
I pezzi frantumati del passato
s’incontrano nelle venature di un bicchiere smaltato
come la linea della vita sul palmo della tua mano
Rosso e verde riflettono la scena
di un sogno dimenticato da tempo
V’erano principi e v’erano re
ora nascosti dai travestimenti
Gli abiti miseri delle bugie
Mantieni in vita il tuo cuore con una canzone dentro
Anche se siamo rimasti tutti soli
non lo siamo davvero quando stiamo cantando
C’è un uomo che sta guardando
e il suo sorriso è un grugno senza denti
perché lui sta cantando…
Vedi altra gente luccicare di gioia
ma la loro canzone è gelosia
Il loro odio fa clamore – è furioso
In Israele… canteranno Buon Natale
Israele.. in Israele
Israele… in Israele
In Israele canteranno Buon Natale

22 dicembre 2007

ELOGIO DELLA MEDIOCRITA' (hanno aperto i cancelli al paziente Europa lobotomizzato)


Diciotto anni dopo la caduta del Muro cade oggi anche la Cortina di Ferro. Diciotto anni: l'Europa riunificata ha dunque superato l'esame di maturità. Se devo ripensare ai miei diciotto anni, nel 1977 io non ci avrei mai creduto a una simile ipotesi per il futuro. Né tantomeno avrei creduto che sarebbe accaduto senza né guerre (nucleari per giunta!) né rivoluzioni (anti e non filocapitaliste) né sanguinose rivolte (nella peggiore delle ipotesi). Difformemente dai più pensavo che la seconda guerra mondiale non fosse mai finita. Ogni rivoluzione che si rispetti trova compimento a ridosso di una guerra e dal secondo conflitto mondiale non poteva che nascere uno scenario di rivoluzione permanente socialista. Oggi direi che i conti non tornavano ma che il conflitto bellico si fosse congelato nell'esito della Guerra Fredda era un dato di fatto. Finisce dunque oggi la seconda guerra mondiale? Non ho altre risposte possibili e non può che conseguirne un elogio della mediocrità e con esso del capitalismo democratico che ne è l'artefice vittorioso. Solo che non si tratta solo del crollo di una idea politica durata poco più di un secolo. Con l'unificazione pacificata dell'Europa e in particolare con la definizione di un confine per la nazione germanica e quella polacca arriva a compimento qualcosa di molto più antico, l'idea stessa mai realizzatasi di Europa. Si sarebbe dunque compiuto un percorso da una parte millenario che inizia con il crollo dell'Impero Romano e che per la prima volta troverebbe una soluzione pacificata, dall'altra parte - anche se in negativo - un percorso quanto meno centenario che si proponeva di trasformare questo processo storico in una nuova palingenesi mondiale con la rivoluzione comunista. Non dimentichiamoci che tale visione venne proposta come compimento della Filosofia o di una sua presunta missione in cui essa si propone come Scienza Escatologica addirittura della condizione umana (la tesi marxiana del comunismo come fine della preistoria della Storia). Una storia dunque accompagnata da furori e tragedie, senza fine visto l'arco di tempo di cui stiamo parlando. Non riesco dunque a compiacermi della mediocrità con cui oggi si compie. Siamo usciti dalla tragedia come lobotomizzati e un furore polemico prende in me il sopravvento. La grande tragedia del fascismo è stato ridotta al Male e con esso neutralizzato ma non superato (il Male non si sconfigge mai, per definizione) e quella del comunismo ha lasciato sul campo solo una grande confusione e nemmeno la si osa definire una tragedia. Non fa comodo agli ex comunisti e nemmeno al vincente capitalismo democratico che sembrerebbe non amare il Pensiero di sè in generale (c'è da annotare - ed è importante - che non a caso per parlare dell'uno e dell'altro il primo bisogna chiamarlo "nazismo" e l'altro "stalinismo", cosicchè sotto le cenere entrambi rimangono vivi come zombie pronti a risorgere). Sì, l'Europa arriva al suo traguardo vincente ma come un essere umano che si placa perché sottoposto a Lobotomia. Il centro del mondo credo che ormai sia altrove ma non riesco a capacitarmi di ciò e torno a leggere la nostra Filosofia e ad interrogarla ancora una volta. Ma con quale lente, con quale prospettiva?

19 dicembre 2007

ARBEIT MACHT FREI?

Effetti ipnotici dei raduni di massa: assorto come di rado nei miei pensieri mi sono chiesto quale sciocchezza sia questa "sacralizzazione" del lavoro. Chi, come me, ha fatto il 77 si era buttato alle spalle queste ovvietà della sinistra storica (la si definiva così in quei tempi). Il lavoro è innanzitutto una merce (chiaro no? il lavoro è quello che noi mettiamo in vendita del nostro saper fare). Chi è quel pazzo che vorrebbe mettere una merce alla base di un patto civile come la Costituzione? Da noi è stato fatto ("L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro") ma la cosa peggiore è che oggi nemmeno negli ambienti della sinistra più radicale sento un eco di quella critica radicale del lavoro. Tutti vanno orgogliosi di questo articolo primo che è invece un'oscenità, una negazione del vero valore della concetto di cittadinanza che è il cardine della democrazia. Anche Grillo si scaglia contro la precarietà con argomenti non solo pratici, che tutti approvano se dimostrati veri (ma di cui è legittimo quindi dubitare). Egli invece naviga in questo mare dove il lavoro è fonte di identità. Eppure proprio il web e, ancor più, l'era nuova del web (quella per intenderci dove nasce un'enciclopedia con il lavoro collettivo di tutti coloro che ne usufruiscono, fuori quindi dalla condizione del lavoro e del vendere prestazioni che ne è alla base) è testimone che il legame tra identità e lavoro è finalmente saltato in aria. Una delle poche profezie marxiane che si stanno attuando. Che poi questo non voglia dire necessariamente "liberazione" né tanto meno "liberazione dal lavoro" è un'altra cosa. In ogni caso qualcuno a sinistra dovrebbe iniziare a provare imbarazzo per quella frase nei campi di concentramento sul Lavoro che Libera l'Uomo. Non si trattava di ironia! Il lavoro è una maledizione divina, pone la condizione umana come condizione tragica. E' sbagliato volersene liberare (perché sarebbe un'utopica palingenesi foriera solo di tragedie) ma è altrettanto sbagliato voler cantare la condizione umana come armonica e organica. La solita questione della Modernità che troverà soluzione nella Post Modernità solo quando si sarà ristrutturata sulla condizione tragica dell'umano di cui essa stessa rappresenta il punto limite di arrivo. Il problema (nuovo rispetto all'uomo Greco che è l'iniziatore di questo processo bimillenario) è che nella Modernità si è tornati a questa condizione ma toccandone il limite, il Limes. Non c'é più il centro della Polis a governare questa condizione e si è soggetti ad una forza centrifuga che fa nascere istinti centripeti.  Accadde la stessa cosa alla fine dell'Impero Romano e da allora fu interrotto infatti quel processo di cui parlavo. Non dimentichiamoci che corrispose alla fine di quella divisione storica del lavoro che aveva reso possibile la prima modernità, quella greco romana. Parlo ovviamente della Schiavitù. Finita la schiavitù crollò il suo corollario ossia la cittadinanza. Ne conseguì un ideale organicista del rapporto tra uomo, natura e società ossia il sistema feudale. Senza dirselo, si trasformarono tutti in schiavi. Il ritorno alla classicità del pensiero Greco, il ritorno alla centralità dell'economia di scambio e con essa della borghesia, il ritorno della Polis, mettono fine al sistema feudale ma non è un cerchio che si ripete quanto una spirale che si ripete sì ma ogni volta nuova. E questa volta la schiavitù si chiama lavoro salariato ma non è più escluso dalla cittadinanza, quasi il contrario diventa paradigmatico della condizione umana mentre chi se ne affranca realmente entra quasi in una condizione di invisibilità. Oggi questo processo sembra essere giunto alla sua fine, ad un punto limite. L'uomo libero è altro dal lavoratore, è individuo, persona, piuttosto è un consumatore. A cosa deve corrispondere la fine di questo scenario moderno che ha nel lavoro salariato il corrispettivo della schiavitù antica? Vogliamo un altro crollo e nuovi organicismi? Io no e non ho nostalgia dei crolli che i tentativi rivoluzionari sia di destra (fascismo) sia di sinistra (comunismo) hanno subito, ma non per questo voglio sentirmi meno capace di una critica (forse sarebbe meglio dire comprensione, per non essere equivocati, ma la critica è una comprensione attiva, militante, ossia rivolta al futuro e quindi alla politica e non alla mera storicizzazione) radicale del presente. Scusate "compagni" se è poco...

18 dicembre 2007

LE VOCI DEL TEMPO NEL TEMPIO


Sono appena rientrato dal concerto di Antonella Ruggiero per Le Voci dell'Anima, ormai storico giro delle chiese prenatalizio. Niente di male. Sarà che ci sono andato controvoglia ma sono rimasto assente tutto il tempo. Canti di natale e storiche canzoni italiane, di cui per altro so molto poco. La solita grande folla. Occasione almeno per mettersi in un cantuccio e pensare. Tra le tante cose mi tornavano in mente le parole di Goffredo Fofi sulla morte del cinema. Cosa lo avrebbe sostituito? L'happening, ossia qualsiasi forma di incontro indifferenziato di massa. Si ha bisogno di incontrarsi dentro un contenitore spettacolare, così da sentirsi tutti alla pari e partecipi. Quello di stasera era un esempio perfetto. La chiesa gremita, chi restava fuori non se ne penava affatto, c'era. Chi era dentro non necessariamente ascoltava, c'era. La gran massa partecipava con grandi ovazioni. I concerti rock sono stati iniziatori di questa forma di spettacolo. Il pubblico, gli organizzatori (un tempo intellettuali delle arti e della cultura) e gli artisti sono tutti partecipi di questa mercificazione. Ma questo termine mi suona vecchio e viziato, non mi sembra che colga la sostanza...

17 dicembre 2007

FERRO X


Mi piace molto l'idea che questo viaggio sia stato per il gruppo di esplorazione urbana FERRO X così ammaliante. Ne trovate traccia sul Laboratorio virtuale di immaginazione urbana RossoRossani.


Questo è il tabellone che abbiamo postato con i nostri memo, segnando i percorsi fatti dai gruppi di attraversamento al termine della giornata e le principali cose da annotarsi. Io questo viaggio lo faccio mentalmente da due decenni, o quasi. Spesso lo faccio anche fisicamente. Sono l'unico modo in cui vivo la città. Iniziai quando pensai di ambientare a Bari il mio primo cortometraggio, quello che invece non realizzai. Iniziai ad attraversare la città cercandone i margini e le ferite. Abitavo in Viale Ennio angolo Via Capruzzi e avevo il sottopasso davanti agli occhi. Poi c'erano le scritte sui muri della Stazione. Il sottopasso di Brigata Regina in costruzione. Gli amici che passavano i binari per andare in Conservatorio. La strada per San Giorgio e San Girolamo scelte come location. E un amico architetto che continuava a parlarmi della Ferrovia come risorsa per la città piuttosto che come problema, ribaltando il vecchio luogo comune della città irrimediabilmente spezzata. La mia storia doveva attraversare la città su questo percorso insieme centrale, un taglio netto, ma carico quanto nessuna parte della città di marginalità. Nel mio caso quella di un punk alla deriva. Quest'anno sono tornato su questo soggetto perché sto lavorando ad un documentario su Massimo Lala che doveva essere il protagonista di questa storia e che invece si tolse la vita. Correva l'anno 1994.
Se andate su You Tube e cercate "Orfeo Punk" troverete un'intervista preparatoria a quel corto, ambientata proprio sui binari di Bari Sud. Euridice invece l'avevo collocata dove il sole tramonta, in quei binari verso Taranto che si immergono nella campagna e dove ancora una volta ci siamo imbattuti in una storia di tossicità (quando abbiamo evitato di guardare cosa stessero facendo "quei due"). Davvero emozionante per me. Era come se i miei appunti visivi di venti anni fa stessero rivivendo. Non è un caso che ho iniziato il viaggio con voi scegliendo di farlo da Sud verso Nord. A Bari è in realtà da Est verso Ovest, seguendo il Sole. GRAZIE FERRO X. I commenti tecnici a dopo.

L'IKEA MANDA IN BICI I SUOI DIPENDENTI

DOPO L'ALBERO DI NATALE GRATIS E RIPIANTATO L'IKEA REGALA 6.200 BICICLETTE AI SUOI COLLABORATORI IN ITALIA PER UNA MOBILITA' PIU' SOSTENIBILE
Dal 13 dicembre IKEA consegnerà una bicicletta in regalo a ciascuno dei suoi 6.200 collaboratori in Italia per promuovere l'utilizzo di forme di trasporto sostenibile come valida alternativa all'uso dell'auto privata.
La prima bicicletta verrà consegnata al negozio IKEA di Roma Bufalotta alla presenza del senatore Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati e di Roberto Monti, Amministratore Delegato di IKEA Italia Retail srl.
Il Ministro dell'Ambiente ha espresso il suo apprezzamento per questa iniziativa, "utile al fine di trasformare la bicicletta in una valida alternativa di spostamento".
IKEA ha scelto la tipica festa svedese di Santa Lucia per coinvolgere tutti i collaboratori dei suoi 13 negozi in Italia in uno dei suoi obiettivi di lungo periodo: il rispetto e la salvaguardia dell'ambiente.
In Italia i trasporti sono responsabili di oltre il 30% delle emissioni di anidride carbonica e quindi di buona parte dell'inquinamento dell'ambiente, concorrendo, fra l'altro, al mancato rispetto da parte dell'Italia agli impegni assunti a livello internazionale con il trattato di Kyoto.
IKEA lavora su una serie di temi ambientali ed è alla costante ricerca di soluzioni per sviluppare processi di produzione ecocompatibili e modalità di trasporto con minori emissioni. Dei 13 negozi IKEA in Italia, attualmente 4 si possono raggiungere con una navetta finanziata da IKEA, 8 con i mezzi pubblici e 1 con il treno. L'obiettivo nel medio periodo è che il 15% dei visitatori dei negozi IKEA raggiunga i punti vendita con i mezzi pubblici o mezzi alternativi all'auto.
La bicicletta in regalo, prodotta da Atala, è leggera e pieghevole, si può portare dappertutto, anche tenere in casa per chi non ha garage o parcheggio. Con questo regalo IKEA promuove presso tutti i suoi collaboratori il trasporto intermodale, combinando l'utilizzo dell'auto o dei mezzi pubblici con quello della bicicletta.
Carugate, 13 Dicembre 2007

UN CELLULARE PER MIA FIGLIA?

Come resistere al ricatto involontario di una bambina di 10 anni che chiede a Babbo Natale il cellulare? O Babbo Natale non esiste (visto che porta solo le cose che si aspettano i genitori...) oppure Non mi vuole più bene (visto un tempo mi riempiva di giocattoli sotto l'albero e ora non mi accontenta nemmeno se chiedo solo due cosette...). Il problema, come si legge in questo articolo di Punto Informatico, è che davvero tutte le compagne di Scuola ne hanno uno e non di poco valore. Un assurdo. Così come è vero che le mamme sono le prime a voler creare questo cordone ombelicale tecnologico. Come resistere? Io ci sto provando e almeno il grande ha capito che il tanto desiderato cellulare era solo uno strumento di controllo in più ed avendo dodici anni... preferisce spegnerlo!

16 dicembre 2007

NUTRIRSI E NON SOLO INFORMARSI

Leggo con piacere l'opuscolo di Sentieri nel cinema e mi accorgo che avrei davvero bisogno di tornare a nutrirmi di cinema.
Oggi al contrario mi informo di cinema o mi nutro "di" cinema ma questo raramente a sua volta mi nutre.
Godermi nuovamente lo spettacolo in sala di "Arancia Meccanica" sarebbe stata una gran buona cosa, come di "Erasehead". O farne l'esperienza prima con Bava, per me scoperto e consumato solo su televisione, satellite o circoli del cinema con videoproiettore. Ieri sera alle 4 del mattino passavano su raitre "Stalker"... altra esperienza necessaria ma non fuori orario e non solo per frammentarie citazioni.
L'esigenza di fare di queste occasioni esperienze continuate e radicate di senso. E se questo a Bari non può fari collettivamente almeno di tornare ad una dimensione solitaria. Quello che probabilmente fanno molti ragazzi cinefili. Scaricano dal web, comprano dvd e consumano in casa. Per quanto liofilizzato è pur sempre cibo!
A leggere le polemiche sui Festival nemmeno lì di "cibo per le menti" se ne vede più tanto. Tutti gli spazi sono stati conquistati dalla promozione. Anche a Bari l'unico incontro di cinema è quello che si vive alla Feltrinelli, occasione di marketing piuttosto che incontro. Sono i tempi che corrono ma non sarebbe male almeno incontrarsi in pochi coloro che avvertono un differente bisogno di nutrizione. Questo manca a Bari: fare qualcosa per se e non tanto per gli altri. L'associazionismo e l'emergere di una figura para-professionale di "operatore culturale" ha contaminato questo scenario. Nessuna pensa al Cineclub come luogo dove incontrarsi con altri. L'operatore culturale al contrario si pensa come uomo di spettacolo, come organizzatori di eventi, nel miglior dei casi costruttore di senso. Quale Associazione oggi corrisponde realmente a quanto dichiara di essere, un circolo, un luogo di "orizzantalità civile". Al contrario è uno strumento per una "verticalità culturale" sempre meno giustificata e necessaria. In realtà una tale struttura ha trasformato queste Associazioni non in luoghi di eccellenze ma in cinghie di trasmissione delle strutture del marketing culturale. Vuoi organizzare un Festival musicale? Basta sapere quali sono le tourneè e chi le organizza. Altri quindi hanno deciso la materia prima del nostro sapere collettivo. Lo stesso dicasi per gli Incontri di Cinema che dipendono dalle campagne pubblicitarie dei Distributori di pellicole. Ben altra cosa è un Festival che fa produzione o un'Associazione che fa ricerca. Lo dico da tempo: il mondo dell'Associazionismo culturale ha smesso di produrre ed ha perso significato (sintomatico che i più giovani cinefili tendano a lavorare part time per le Associazioni storiche piuttosto che crearne di nuove loro). Bisognerebbe invece ripartire dai circoli, da strutture di auto-organizzazione del consumo: dei GAS del cinema che al posto di comprare rape e cicorie comprano il proprio alimento filmico. Vista la proposta di ospitare nella sede con Slow Food un Gruppo di Acquisto Solidale, o meglio la rete cittadina dei GAS, non sarebbe male concepire RECIDIVI a sua volta come Gruppo di Acquisto Solidale dei repertori cinematografici.

14 dicembre 2007

UN CALOROSO SALUTO A MATERA

Sono appena rientrato a casa dopo aver accompagnato mia figlia da un'amica, una morsa di gelo che mi ha fatto desiderate di cambiare programma e rimandare ogni impegno, entrato in casa il calduccio ha fatto la sua parte ma sedutomi al PC questo video mi ha accolto e convinto definitivamente ad indossare le pantofole! Ho inserito questo commento al video come saluto "caloroso".

11 dicembre 2007

La Fiera dei Festival e delle Occasioni Perdute

Pubblicato su INDY - Periodico di cultura e spettacolo - Anno 1 nr. 3

La città di Bari è in questi giorni invasa da proposte cinematografiche. In sole due settimane sono state consumate Balafon, Sentieri nel Cinema, la retrospettiva su Laudadio e lo stesso Levante Film Fest che continua anche questa settimana mentre in provincia, a Bisceglie, si apre l'appuntamento annuale di Avvistamenti, promosso dal Cineclub Canudo quest'anno su Studio Azzurro e Paolo Rosa. Tutte iniziative non solo di qualità ma ormai radicate in questa città e che pertanto meritano un'attenzione particolare. Il loro sovrapporsi non è ovviamente cosa positiva. Tanto più se avviene in un mese difficile per la programmazione culturale, qual'è il periodo prenatalizio, e se pensiamo che in autunno si succedono i più importanti Festival nazionali: Venezia Roma e Torino, appena terminato. E questo mentre in città si concludeva anche il Festival musicale Time Zone, per non contare la stessa serata commemorativa del 28 novembre, a 30 anni dal tragico assassinio di Benedetto Petrone. Probabilmente una prima causa possiamo trovarla nei meccanismi d'erogazione dei contributi pubblici ma questa è solo una ragione in più perché gli operatori ormai storici di questa città si chiedano come coordinare le loro iniziative e imparino a farlo da "indipendenti". E' necessario non chiedere ma far nascere autonomamente un soggetto stabile che faccia da regia nel nome della diversificazione e della reciproca valorizzazione, lavorando sui meccanismi che mettono in contatto le iniziative con il loro pubblico, con un lavoro continuato capace di produrre un ambiente culturale in cui possano crescere talenti e radicarsi eccellenze, oltre che saperi collettivi. Quello che da tempo propongo con RECIDIVI, come rete del cinema e come animatrice di una Casa del Cinema, non vuole equivalere ad una marmellata od omologazione delle diverse proposte né alla loro unificazione sotto un unico cartello. Non vuole esaurirsi in un mero coordinamento, per altro necessario. In questi giorni si sono bruciate tante occasioni importanti, la presenza a Bari, per Balafon, di Michel Ocelot, uno dei più significativi autori di cinema d'animazione europeo, magari raccordabile alle tante iniziative di Get e Nuovo Fantarca per le Scuole nel mese di maggio, con stage professionali, laboratori o quant'altro (come per altro ha saputo fare qualche giorno dopo Bologna). La singolare coincidenza di rassegna sugli anni '70 e l'evento per Benedetto Petrone che nei materiali di Bertolucci, Grifi e Rosa avrebbe trovato una possibilità di lettura più ampia collocando i materiali di Lopez in una dimensione di cinema della e sulla "militanza". Per non parlare della possibilità di gestire un ciclo comune di incontri con Goffredo Fofi e Oscar Iarussi (nella veste anche di Presidente della Film Commission) che mettesse in relazione quei tre soggetti che proprio Fofi ci indicava come fondamentali per la nascita di un cinema "lontano da Roma": un pubblico, la critica e gli autori. E' davvero doloroso invece fare il conto del sottodimensionamento di tutto questo. E' capitato anche a noi con la mostra su Kieslowski in Pinacoteca. L'abbiamo cercata, sdoganata e portata per primi in Italia, con il primato mondiale anche della pubblicazione delle foto ma non si è riusciti ad inserirla in un percorso più ampio, che facesse tesoro per tutti del contatto prezioso creatosi con la Scuola di Lodz, di cui anche Sentieri nel cinema quest'anno ha sottolineato il valore. Tutte queste iniziative perché si trasformino in ricchezza devono essere messe in condizioni di produrre cultura oltre che di favorirne soltanto la circolazione. Giustamente Mimmo Mongelli sta conducendo il Levante Film Fest nella direzione di un laboratorio per il "cinema da farsi" piuttosto che semplice vetrina. E, in una dimensione progettuale, ha puntato lo sguardo verso i Balcani e l'Oriente. Antica vocazione a Levante della nostra città ma sarebbe miope non vederne piuttosto l'attualità. L'internazionalizzazione delle imprese cinematografiche e video è l'unica strada perché si possa credere ad una sviluppo regionale di questo settore. La nascita della tanto attesa Film Commission regionale fa di tutto questo un terreno urgente di confronto tra operatori culturali, per il pubblico, critica cinematografica, spesso coinvolta nei meccanismi di promozione delle opere ma che deve conservare anche il suo ruolo di indirizzo e di studio, non ultimi autori e conservatori, ossia coloro che producono e coloro che si fanno custodi dei loro repertori per fini extracommerciali. Pubblico, critica e autori devono imparare a fare sistema e a governare una produzione di senso che è il problema storico di questa città, ricca di iniziative ma priva di luoghi e di centri che ne governino la sedimentazione e li trasformino in pensiero e in azione.
Io credo che si stia già andando in questa direzione. Occorre ora tirare le somme anche delle singole collaborazioni, piccole ma molto significative. Quella del Get con Sentieri nel Cinema, o quelle messe in moto proprio da questa testata Indy che vive di carta, di tv e di web. A iniziative concluse, nel nuovo anno, a cominciare anche da questo foglio sappiamo che possiamo raccoglierci e dare nuovo sviluppo alla proposta culturale cinematografica di una città che deve tornare a svolgere un ruolo di propulsore interregionale.

04 dicembre 2007

INCONTRO CON GOFFREDO FOFI

Dopo aver colpevolmente mancato l'appuntamento di ieri con Oscar Iarussi, Goffredo Fofi e Franco La Polla sul cinema americano degli anni '70 mi sono recato a quello di oggi. Il tema era "Il cinema lontano da Roma" e sarebbe stato giusto trovarvi le istituzioni coinvolte nella Apulia Film Commission (si è affacciato Angelo Ceglie ma credo per sua personale curiosità) oltre che i film maker di Puglia o almeno coloro residenti a Bari. Non è stato così. C'era solo Paolo De Cesare della Film Commission di Alberobello ma più come organizzatore, insieme a Mimmo Mongelli, del Levante Film Fest, promotore dell'incontro. Occasione mancata. Sicuramente un incontro con Oscar Iarussi nella sua veste di Presidente della Apulia Film Commission sarebbe stato molto stimolante. Gli argomenti non mancavano. Fofi da tempo alimenta con la sua "critica militante" il cinema delle periferie d'Italia. Incontrarlo per discutere del nostro lavoro e delle nostre prospettive doveva essere un appuntamento naturale per i più e invece ci siamo trovati a contarci per il meno. Miseria di questa città! Anche se delle responsabilità generali si possono indicare e io l'ho già fatto con l'intervento su Indy anche qui riportato (oltre che sul Blog del sito della Apulia Film Commission). Questo non leva responsabilità ai singoli che chiamerei uno ad uno in causa, almeno qui in questo spazio di libertà individuale. In particolare preferisco sottolineare due passaggi: quello al punto 7 sulla condizione di Marginalità come potenzialità e quello al punto 4 sulla necessità di ricostruire un rapporto tra critica, pubblico e autori. E' quanto da tempo sostengo si debba fare e che promuovo in prima persona con RECIDIVI. Perché dunque l'occasione dell'incontro con Fofi non vada perduta la rilancio con i miei modesti mezzi, avendola registrata per intero. Per aiutarvi introduco anche una legenda sugli argomenti.

Parte 1 - La sorte del cinema con la fine della società industriale


Parte 2 - Il cinema di oggi: modelli (super eroi), linguaggio (fiction tv) e modalità produttive (presunta autorialità)


Parte 3 - Cosa è un autore e come oggi tale pratica passa per pacchetti produttivi complessi


Parte 4 - Cosa è la critica oggi


Parte 5 - Breve storia del cinema italiano: Torino Napoli e Roma. Il fascismo, Cinecittà e la sinistra nel dopoguerra


Parte 6 - Lontano da Roma! Milano, Torino, Napoli, Sicilia e oggi Puglia?


Parte 7 - Partire dalla condizione di Margine e di Minoranza attiva