10 novembre 2010

PER IL CINEMA IN PUGLIA CI VUOLE UNA SECONDA GAMBA...

...ALTRIMENTI SI E' ZOPPI E NON C'E' INNOVAZIONE

Contributo al Forum sull'Economia dell'Innovazione di Bari 13 novembre 2010

Non c’è innovazione nella cultura senza sedimentazione dei saperi e senza lavoro sulla memoria e sulla conservazione attiva. In particolare si vuole porre qui l’accento sulla necessità di avviare nel campo dell’intervento della Regione Puglia sul cinema e sull’audiovisivo un intervento organico per la creazione di infrastrutture preposte alla memoria e alla costruzione di una cultura del cinema stesso.

Ho posto personalmente questa esigenza sin dalle prime consultazioni messe in atto dall’Assessore Godelli dopo il suo insediamento. Già in quelle occasioni ebbi modo di ricordare che un intervento che mirasse alla semplice creazione di una Film Commission, pur se da tutti auspicato, sarebbe stato un intervento zoppo. Perché la Puglia cammini con gambe autonome nel terreno della produzione audiovisiva occorrono infatti DUE GAMBE.

Una può e deve essere quella attenta al marketing territoriale, inserendo la Puglia nel sistema globale della produzione audiovisiva, quindi con capacità di attrazione verso le grandi produzioni come fa la Apulia Film Commission.

L’altra gamba, di fondamentale importanza quanto e non meno della prima, deve essere invece un'infrastruttura o una rete di infrastrutture che lavori sulla memoria e sulla conoscenza.

Prima di entrare nel merito di questo occorre precisare che il problema della Puglia è stato quello di essere nei suoi momenti migliori un palcoscenico molto ricco per la distribuzione di cultura. Al contrario poco si è fatto perché nascesse una capacità produttiva. E non perché mancassero risorse artistiche e intellettuali oltre che tecniche. Al contrario ed è inutile spendermi nel ricordarle. Anche nella mia piccola esperienza incontro ingegneri di elettronica che hanno iniziato in Puglia e sono dovuti emigrare non per trovare mercato (il grosso era qui al sud) ma per costruirsi una immagine che desse loro credito. Questa immaturità produttiva genera un doppio provincialismo: quello di fare del localismo un valore perché un trend positivo ma effimero ne consente una facile "vendibilità" e l'altra al contrario di ritenere che qualsiasi ambizione sia esagerazione provinciale in se. La Puglia soffre di entrambe. Posizioni che spesso si scontrano ma che hanno una inconsapevole matrice comune. Vi sono invece compentenze, anche minori, oltre che eccellenze che se messe in rete e portate a fare sistema darebbero al territorio grandi vantaggi in termini di qualità e innovazione. Da dove nasce questa incapacità e perché oggi, nonostante diversi anni di intervento regionale sul cinema, il gap resta tale e si resta una periferia romana del cinema nazionale? Perché, come dice bene la relazione introduttiva, questi inteventi sono ancora lontani dal rientrare nei parametri che la Comunità Europea indica per la sviluppo di una produzione indipendente?

Nella produzione cinematografica da sempre la formula che consente l’innovazione e l’autonomia (senza la quale è inutile pensare ad una presenza “regionale”) è stato quello della originalità dei percorsi artistici e produttivi uniti alla presenza di quelli che un tempo si chiamavano “Cine Club”. Il binomio di indipendenza e cineclub è il filo rosso che lega tutte le esperienze di crescite "regionali" e autoriali (quindi innovative) nella storia del cinema.

Nel primo incontro con la Godelli nacque subito e in modo corale l’esigenza di investire su una Casa del Cinema intesa come mediateca, luogo dove la ricerca lascia traccia di se e si sedimenta, dove gli sguardi critici (grande è la ricchezza di “critici” che il nostro territorio produce e regala a Festival e iniziative editoriali in Italia e nel mondo) aiutino le diverse generazioni a creare nuovi sguardi autoriali sul mondo. La Puglia anche da questo punto di vista non è stata parca di esperienza, talvolta anche d’avanguardia ma sempre è mancata la trasmissione di questi saperi da generazione a generazione. Cosa che è possibile se vi è attività sia di conservazione sia di produzione editoriale. La collocazione a "margine" di cui la Puglia gode e che si è evidenziata con forza dopo gli sbarchi di albanesi del 1991 è un punto di forza che solo una struttura del genere può valorizzare. In un Convegno a Lecce organizzato da un Festival che ha proprio il merito di lavorare anche in questa direzione il Presidente della Apulia Film Commission, Oscar Iarussi, dichiarò in controtendenza con gli altri relatori proprio questa verità: che il cinema europeo come somma di cinematografie nazionali era stato da sempre un fallimento e che gli unici spazi di vitalità tematica e di innovazione nel linguaggio venivano dalle esperienze periferiche, quelle nate ai suoi "margini", nelle linee di confine e lontane dai Centri motore delle cinematografie appunto cosiddette nazionali. Va aggiunto che queste ultime in un mercato sempre più globlale stentano a conservare posizioni di mercato che ne sorreggano lo sforzo produttivo. Il cinema nacque globale quando era muto e la stagione della sua nazionalizzazione linguistica è da tempo messa di nuovo in crisi dalla perdita ormai storica della posizione dominante nel panorama complessivo dei Media audiovisuali.

Le Film Commission sono nate nel mondo anche dalla necessità per la grande industria di spostarsi loro dai Centri motori, dagli Studios verso i "margini", alla ricerca di paesaggi, costumi e idiomi di cui il pubblico è sempre più affamato. Una ricerca di verità e sguardi sul mondo che avviene in modo strumentale e non produce altro che mode passeggere e che raramente lascia sul terreno opportunità di sviluppo autonomo. Per questa ragione, pur se di pari importanza per camminare, le due gambe hanno una diversa importanza se guardiamo allo sviluppo del territorio e alla sua capacità di innovazione. L’intervento di una Film Commission, priva del secondo partner sopra descritto, autonomo ma in dialogo con essa, è inevitabilmente orientata alla produzione nazionale. Non è possibile infatti creare comparti industriali più piccoli. Qualora invece si avanzi con le due gambe è possibile favorire la nascita di esperienza che si connettano sul più vasto mercato globale e internazionale. La posizione di territorio a margine consente infatti questo tipo di esperienze ma occorre creare un humus che lo alimenti e favorisca.

D’altro canto le stesse Film Commission dovrebbero concepirsi non come Enti Cinema e carozzoni pubblici. L’esperienza validissima della Apulia Film Commission conferma la sua naturale vocazione ad essere Film Commission della Regione Puglia. Più agile sarebbe stato concepirla come tale, consentendo quindi che ad essa territori comunali e provinciali più agile affiancassero proprie Film Commission. L’innovazione parte anche da queste leggerezze d’intervento mentre impossibile diventa dar conto della propria imparzialità su scala regionale ad una Film Commission che si troverebbe obbligata ad operare in nome di ogni Comune e ogni Provincia. Cosa oggettivamente non possibile ma nemmeno auspicabile se obbedisse solo a logiche burocratiche o monetarie.

Al contempo l’altra richiesta subito rivolta alla Regione Puglia era quella di favorire la nascita di poli digitali e di reti di distribuzione indipendenti. Risulta da questo punto di vista dispersivo il lavoro pur egregio compiuto su un centinaio di Laboratori Urbani che avrebbero potuto avere una Regia per comparti produttivi della creatività atta a creare unicità territoriali. Queste realtà anziché moltiplicare tecnologie e servizi a rischio di rapida obsolescenza potevano creare reti di servizi altamente qualificati che avrebbero reso la Puglia uno straordinario esempio di capacità produttiva diffusa.

Lo stesso dicasi per le opportunità che una rete distributiva regionale poteva offrire alle produzioni indipendenti. Produzioni indipendenti che trovano la loro collocazione naturale dentro un CIRCUITO EXTRA COMMERCIALE quello appunto solitamente un tempo affidato ai Cine Club, dove per dirla in termini semplici si consuma il cinema passato, si organizzano retrospettive, si consuma il cinema come prodotto secolare e culturale e non come attualità, raccordandolo quindi ad altre esperienze della conoscenza. Anche per questo con maggiore attenzione alla innovazione, alla ricerca, alla sperimentazione che può avvenire in ambiti extra commerciali ed extra industriali. Oggi questo lavoro non lo fanno più i Cine Club ma le Cineteche e le Mediateche e spesso si associa ad un lavoro ad alto contenuto tecnologico ed innovativo quale è il restauro digitale. Tale lavoro ha perso la connotazione meramente conservativa ma assume la funzione di rimessa in circolazione di contenuti sempre più importanti quali sono i repertori audiovisivi, non meri oggetti museali ma materia prima per nuove produzioni, in specie in quella documentaristica. Quest'ultima è in grande ascesa nel mercato televisivo tematico ma in Italia è ancora gravemente in ritardo per quantità e qualità. Per le produzioni regionali al contempo, se si adottano gli strumenti previsti dalla Comunità Europea e ancora sotto utilizzati in Puglia, vi sono grandi occasioni di sviluppo autonomo dai centri nazionali.

Anche per questo sarebbe importante veder nascere in Puglia uno sportello di ANTENNA MEDIA che potrebbe lavorare su tutta l'area balcanica come è stato per la Regione Piemonte rispetto alle confinanti regioni alpine. Lo stesso occorre dire per il Centro di Produzione RAI che dagli anno '80 è chiuso e si dovrebbe lavorare per una sua riapertura con un disegno originale e che corrisponda ai parametri europei quindi con una netta distinzione rispetto ai soggetti produttori di contenuti che devono essere degli "indipendenti" e non delle ditte in appalto.

E’ infine da annotare che la dimensione interregionale già messa in atto dalla più grossa Associazione di categoria qual è l’AGIS unita alla opportunità politica di due Regioni con Governi politicamente omogenei andrebbe sfruttata per un intervento coordinato. Lo suggerisce il territorio, le opportunità che esso offre e la naturale tendenza degli operatori presenti a operare in questa direzione. La Basilicata ha esperienze già avviate nel campo della conservazione sia privata sia pubblica. Quella privata è addirittura una delle più grandi collezioni di pellicole d’Europa ed è di fama internazionale, la Cineteca di Oppido Lucano. Quella pubblica è uno dei centri di elaborazione di un intervento varato dal Governo Prodi, Mediateca 2000, ed la Mediateca di Matera.

Chiudo aggiungendo che nel mio piccolo ho già cercato di dare seguito a queste direzioni d’intervento con la creazione di una Rete denominata RECIDIVI, acronimo di Rete dei Repertori Cinematografici Digitali e Video. Siamo stati interlocutori attenti sia della Apulia Film Commission, sia dell’Assessorato alla Cultura, sia di quello alle Politiche Giovanili oltre che della Teca del Mediterraneo, Biblioteca del Consiglio Regionale Puglia e della non avviata Mediateca Regionale di Puglia e della Mediateca Provinciale di Matera sopra citata.

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