12 gennaio 2010

Grazie di cuore, maestro...

anamorfo ha condiviso con te una di video su YouTube:

Grazie di cuore, maestro...
The ever beautiful Haydée Politoff during the prologue to Eric Rohmer wonderful film "La Collectionneuse"
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901 Cherry Ave, San Bruno, CA 94066

Ho fatto fatica a cercare un brandello di Rohmer, del suo cinema, ora più che mai il suo corpo, che potesse esprimere il dono che egli mi ha dato. Infine eccolo. Pochi giorni fa citavo il Maestro parlando di Avatar perché sono le pagine più intense sul senso del cinema come sguardo in se. Parlo di pagine scritte, parlo della sua attività di critico cinematografico che precede e poi accompagna sempre meno quella di autore. Sue erano le pagine sull'olografia usate per indicare la strada che il cinema doveva prendere, non le gallerie d'arte bensì l'illusione circense di riprodurre davvero il reale. Ora dopo aver tanto detto di Avatar coincidenza vuole che proprio il Maestro di quelle parole venga meno. E ditemi: cosa vi risulta più vicino all'emozione reale, in se e senza razionalità di sostegno, queste ginocchia di donna alla spiaggia o il selvaggio Avatar stereoscopico? E Rohmer usava mezzi poveri per scelta, una troupe di quattro persone, una Super16 per poter passare al 35mm solo in stampa. Leggerezza utile a cogliere la verità senza troppi inghippi da cinema industriale. Alla fine la vecchia macchina ottocentesca del cinema risulta essere più virtuale di ogni apparato tecnologico futuribile oggi. Potenza del saper fare cinema.

TORNANDO AD AVATAR
Prendo questa coincidenza come una verifica sperimentale di quanto ho scritto sul film di Cameron. Il limite del 3D è a mio parere l'eccessivo peso del medium tecnologico. In sala siamo sempre soli ma in un luogo collettivo. Per fare ciò basta il buio. Il buio è una invenzione del Cinema. Prima del Cinema il Teatro restava illuminato in sala e nei palchi si potevano accendere le luci. Il cinema ha avuto bisogno del buio per consentire la proiezione ma questo ha fatto scoprire un artificio banale ma efficace per potenziare l'impatto nella illusoria percezione di solitudine creata dal buio. Per il resto di fronte a noi c'è un'immagine in movimento e siamo avvolti da un suono che si presenta come naturale. Se la realtà virtuale aveva bisogno di troppo anche il 3D non può fare a meno di qualcosa che ci denuncia senza appello il suo artificio, gli occhialini e la precarietà dell'effetto. Troppo per poterci commuovere o spaventare davvero. Forse in futuro costruiranno occhiali che non sembreranno niente di più che occhiali per migliorare la vista. Forse. Sino ad allora resto scettico sulla possibilità che il 3D possa ereditare la potenza del Cinema tradizionale.

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