07 gennaio 2008

GLOBAL GOD 2

Trovo oggi un nuovo rilancio di agenzia del discorso del Papa per l'Epifania. L'accento qui cade sull'impegno cristiano per un mondo che sposi lo sviluppo sostenibile e l'equità. L'impegno laico anche del cristiano sembra qui essere lo scenario contemplato. Il mondo non si salverebbe più hic et nunc perché convertito al Cristianesimo bensì viene salvato dagli uomini, che così si dimostrano all'altezza di un disegno che la Chiesa Cristiana considera opera dello Spirito Santo. Questa chiave di lettura, dai toni molto differenti dall'altra se letta coerentemente con il famoso discorso dello Scandalo sull'Islam, apre interessanti sviluppi. Da una parte si prendono le distanze da tutte le forme di trascendentalismo che connotano ogni fondamentalismo (e il Papa non indicava solo molte scuole coraniche ma anche molte correnti monacali del cattolicesimo, molti dei dissensi con il mondo protestante e ortodosso, oltre che le forme nichiliste e romantiche del pensiero moderno). Dall'altra ci si ricollegava invece alla tradizione razionalista del pensiero occidentale, al pensiero greco antico e agli sviluppi filosofici di questo. Uno spazio d'azione in cui la laicità e il secolarismo - io penso - potrebbe essere maggiormente considerato, mentre, in specie il secolarismo, questo Papa come il precedente, continuano ad indicarlo come nemico. Così facendo e dicendo ne consegue che esiste un mondo redento da conquistare tramite Dio ma non esiste che perdizione nel tentativo mediocre di costruirne uno migliore ma imperfetto perché semplicemente non di Dio ma degli uomini. Ebbene no. La globalizzazione è la nuova Babele e c'é solo da sperare in una nuova redenzione che compia la Nuova Israele. Ma non si riapre così lo spazio alla tentazione fondamentalista che vede solo nella palingenesi la soluzione della Storia umana? E' con tale pensiero apocalittico che la Chiesa Cattolica e con essa tutte le chiese cristiane dovrebbero avere il coraggio di rompere. I totalitarismi del secolo scorso sono tutti figli di questo paradigma e questo paradigma nasce dal pensiero religioso occidentale. Erano questi i miei dubbi sui laici che fanno gli struzzi e non osano chiedere ragione di questo. Nel bollettino stampa di oggi i toni sono decisamente diversi e pongono l'accento proprio sulla buona volontà dei cristiani. Leggiamone allora le parole (ma è possibile leggere anche il testo integrale):
- "Con la chiamata di Abramo inizia la storia della benedizione cioè "il grande disegno di Dio per fare dell’umanità una famiglia, mediante l’alleanza con un popolo nuovo, da Lui scelto perché sia una benedizione in mezzo a tutte le genti" - si parla ovviamente degli Ebrei e non è poco questo tono - "Questo piano divino è tuttora in corso e ha avuto il suo momento culminante nel mistero di Cristo. Da allora sono iniziati gli "ultimi tempi", nel senso che il disegno è stato pienamente rivelato e realizzato in Cristo, ma chiede di essere accolto dalla storia umana, che rimane sempre storia di fedeltà da parte di Dio e purtroppo anche di infedeltà da parte di noi uomini. La stessa Chiesa, depositaria della benedizione, è santa e composta di peccatori, segnata dalla tensione tra il "già" e il "non ancora". L’arrivo dei Magi dall’Oriente a Betlemme è il segno della manifestazione del Re universale ai popoli e a tutti gli uomini che cercano la verità. Con Gesù Cristo la benedizione di Abramo si è estesa a tutti i popoli, alla Chiesa universale come nuovo Israele che accoglie nel suo seno l’intera umanità. Anche oggi, tuttavia, resta in molti sensi vero quanto diceva il profeta: "nebbia fitta avvolge le nazioni" e la nostra storia. Non si può dire infatti che la globalizzazione sia sinonimo di ordine mondiale, tutt’altro. I conflitti per la supremazia economica e l’accaparramento delle risorse energetiche, idriche e delle materie prime rendono difficile il lavoro di quanti, ad ogni livello, si sforzano di costruire un mondo giusto e solidale. C’è bisogno di una speranza più grande, che permetta di preferire il bene comune di tutti al lusso di pochi e alla miseria di molti. Se c’è una grande speranza si può perseverare nella sobrietà. Se manca la vera speranza, si cerca la felicità nell’ebbrezza, nel superfluo, negli eccessi, e si rovina se stessi e il mondo. La moderazione non è allora solo una regola ascetica, ma anche una via di salvezza per l’umanità. È ormai evidente che soltanto adottando uno stile di vita sobrio, accompagnato dal serio impegno per un’equa distribuzione delle ricchezze, sarà possibile instaurare un ordine di sviluppo giusto e sostenibile. Per questo c’è bisogno di uomini che nutrano una grande speranza e possiedano perciò molto coraggio. Il coraggio dei Magi, che intrapresero un lungo viaggio seguendo una stella, e che seppero inginocchiarsi davanti ad un Bambino e offrirgli i loro doni preziosi. Abbiamo tutti bisogno di questo coraggio, ancorato a una salda speranza".
Ma si parla di coraggio laico o del coraggio della fede? Io nel mio piccolo continuo a pensare che la modernità abbia messo radici nella cultura cristiana grazie alla distinzione tra le cose di Cesare e quelle di Dio. E' in questa separazione che la Chiesa dovrebbe reinventare il suo posto nel mondo.

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