Libertà è alienazione? Se il processo che porta l’uomo a
diventare uomo è alienazione, come può essere compimento di questo processo
liberarsi dall’alienazione, anziché rinnovarla in forme nuove?
D’accordo, non è lo spirito a negarsi bensì l’uomo ad
alienarsi nelle sue figure. Alla base di ciò il separarsi dal suo essere, per
“cosificare” la realtà in un esterno da se, lo strumento tra le mani, la mano come strumento, sempre una Cosa atta ad essere strumento di
rinnovate “cosificazioni”. Il lavoro, dunque, nobilita l’uomo. Lo crea, facendolo sentire a sua volta creato, nella nota inversione di soggetto e predicato. Tra le sue
“cosificazioni” troviamo infatti gli enti, creature spirituali, immateriali, in realtà
all’origine dotate di un corpo: quello della parola portata, solo portata,
dalla voce. Una voce che nasce come suono, vivo, nello spazio, una voce che è
all’origine musica. All’inizio fu il verbo. Esso non conosce compossibili
perché tutto gli è possibile essere. Un ente che diventa presto Essere.
L’uomo diventa uomo perché diviso dalla natura. L’uomo
diventa uomo perché diviso dal suo essere specie. L’uomo diventa uomo perché
diviso dalla sua organicità. L’uomo “cosifica” se nell’individuo. Contro la
specie e con essa contro la morte. L’individuo “cosifica” se nell’anima prima,
e nella coscienza dopo, quando ricondurrà tutto, anche l’individuo, alla natura,
dovendosi impadronire finalmente di essa e trasformarla in macchina, motore,
forse messo in moto dall’Essere ma a cui non tutto è possibile e di cui ora
occorre conoscere i compossibili.
Alienato infine da se stesso: dinanzi allo specchio non c’è
più nulla. Solo un altro “ente” mosso da leggi matematizzabili, inclusa la
casualità. Questo individuo è così libero da non produrre più significato.
Dentro di se non vi è più alcuna libertà.
Torniamo indietro. Alla base del baratto non vi è M – M, che
non troverebbe senso senza il valore d’uso, ossia senza l’uomo. Prima del
feticismo della merce, vi è stato il feticismo della “cosa” , del prodotto
dell’uomo, quindi C – M –C, dove la cosa non ha valore di scambio ma solo
d’uso. Da qui la impossibilità di operare uno scambio e la necessità del
(D)enaro come (C)osa che rende possibile lo scambio e che quindi deve
sostituire la (M)erce nel passaggio tra le (C)ose. Ed è grazie al Denaro, cosa
prima di qualsiasi valore d’uso, che tutte le cose possono alienarsi e
diventare Merci nella formula M – D – M.
Tutte formule che vanno lette in modo dialettico, dove al centro abbiamo
sempre una negazione, una perdita, mentre alla fine vorremmo trovare sempre una
cosa aumentata: C – M – C’ (ho una cosa che non mi serve e ne voglio una che
invece mi serve e che per vale di più); M – D – M’ (ho una merce che invecchia
e perde valore e ne voglio una nuova che in quanto nuova durerà comunque di
più, anche se diminuita rispetto alla stessa se la vendessi nuova. Quello che
compro è il tempo, il tempo della vita di cui con il denaro invece ci
alieneremo); D – M – D’. Processo che si compie solo nell’ultimo passaggio,
perché solo il Denaro tra tutte le Merci è quella priva di valore d’uso, non ha
compossibili ma solo possibilità. Il Denaro è la forma concreta, cosata,
dell’alienazione, della libertà. Libero di potersi trasformare in tutto, ed è
questo che diventa il suo valore d’uso, mantenendosi esso stesso una Merce. Ed
è questo potenziale valore d’uso del Denaro che lo rende alla sua origine, in M
– D – M, una merce proibita, ossia non vendibile ma solo utilizzabile nello
scambio. Solo nel capitalismo esso si realizza, ed ancora una volta è il valore
d’uso a fare la differenza, perché il Capitale è il valore d’uso del Denaro,
quello che desideriamo aumentare. Cosa c’è oltre? Occorre liberarsi
dall’alienazione o la libertà è l’alienazione?
In questo processo c’è un Soggetto dimenticato, di cui l’alienazione
è il Predicato. All’origine c’è l’uomo, come determinato dal processo stesso. All’origine
del processo, fuori dalla Storia, c’è dunque una Specie. Alla fine non c’è
alcuna libertà. C’è di nuovo la Specie. L’individuo, un tempo libero,
attraverso la dialettica dell’alienazione si è infine cosificato nella Specie.
Gli individui dovranno limitarsi a parteciparvi. Cadrebbe così la necessità del
Denaro e della Merce. Non vi sarebbe da desiderare infatti nulla di più. Il
Comunismo come distopia. Non l’inizio della Storia, come pensava Marx utopico,
bensì la sua fine. Un uomo tornato a pieno titolo nella macchina della Natura e
da lei governato.
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