27 novembre 2010

QUELLA NOTTE DOV'ERI?

(nella foto il corteo, un anno dopo)

Bari, 28 novembre 1977:
quella notte ero a casa di Cecilia in Viale Salandra e, giunta la notizia, non si riusciva a crederci. Telefonata dopo telefonata, di voce in voce. Sino alla conferma, certa. Benny era morto, ucciso, accoltellato, dai fascisti. Poggiai la cornetta e schizzai in bagno. Una scarica violenta di diarrea. Mi sembra ancora di ricordare il corridoio e il bagno, del resto non sono certo. Mi chiesi solo se era paura ma la mia mente non dava risposte, si era svuotata di tutto. Mi chiesi se era quel vuoto a chiamarsi coraggio.
"Ecco la morte è giunta sino a noi, non siamo più spettatori" pensai. "Ma quanto dovrà costarci? Deve essere così doloroso? Non credo di averlo messo in conto questo dolore...".
Dopo un attimo si era usciti tutti, concitati, e diretti verso Piazza Prefettura. Era come andare ad un appuntamento tanto atteso e desiderato ma che si avrebbe preferito rimandare... Il resto è storia. Una storia più piccola di quella desiderata, specie ora che Benny gli aveva sacrificato la sua vita. Valeva molto di più! ...Io con Cecilia scrivevo sui muri, commosso: "Benny ti amo!" falce e martello.

1 commento:

mimmo ha detto...

Avevo 15 anni. La notte di circa una settimana prima ero accanto a benedetto, più o meno nello stesso orario e nello stesso luogo, con molte delle stesse persone e nella stessa situazione situazione in cui poi trovò la morte. Ma quella volta scappammo tutti, e si evitò lo scontro. Il 28 sera invece ero rimasto in casa, mi sembra fosse lunedì, i miei genitori stavano per spegnere la tv quando quasi per caso sentii "edizione straordinaria tg", notizia tragica da bari... giovane comunista ucciso dai fascisti... una foto istantanea del volto del cadavere... irriconoscibile e sfocata... un nome: benedetto petrone. Non lo conoscevo per cognome, lui per me era benedetto, benny, e basta. Il fatto che fosse proprio lui diventava sempre più evidente col passare dei minuti, terribilmente inaccettabile. Insopportabile. Hanno colpito la persona sbagliata, perchè una persona così non è accettabile che venga uccisa. Una persona così speciale, che conosce tutti e che tutti salutano per strada, susciterà la rabbia di tutti ma proprio di tutti. Benedetto era semplicemente e fortemente vitale. Ancora oggi non riesco ad accettare che abbiano ucciso proprio lui, è la cosa più assurdamente ingiusta che possa immaginare, ed ancora mi tormento e soffro dentro in questo momento. Volevo uscire, ma i miei avevano ancora il potere di impedirmelo. Io non avevo neanche la forza di impormi, ero in stato di shock, tutta la notte sveglio senza piangere, con gli occhi sbarrati aspettando la luce dell'alba. La mattina presto esco come un automa, e la realtà mi viene sbattuta in faccia sulla strada a carrassi: una grande scritta "benedetto vive" è come una scossa e da dentro sento che arriva un vulcano di lacrime, incontrollabile, profondo e liberatorio. E' stata la catarsi di un epoca, molte cose non sarebbero più state come prima. Per me gli anni 70 sono finiti il 28 novembre 1977.