28 febbraio 2009

DEMOLIAMO IL TEATRO MARGHERITA?

Quando nacque la questione SARACINESCHE DI PUNTA PEROTTI mi venne subito in mente quanto teorizzava una consolidata intellighenzia di sinistra degli anni 50 (la più prestigiosa, c'é da dire!). Essa sosteneva che il Teatro Margherita era uno scempio architettonica poiché chiudeva la prospettiva sul mare del Corso Vittorio Emanuele. Io ci penso ogni volta che nei pomeriggi primaverili il sole prende di taglio Il Teatro con un bellissimo effetto scenografico dal Corso. Poi subito immagino e se lì ci fosse stato il Mare... A tutto questo c'è da aggiungere che da sempre la stessa intellighenzia ha sostenuto che tutto l'intervento delle classi dominanti borghesi da Murat in poi sia stato nel segno di una negazione del Mare, scenario che apparteneva ai nobili (pochi) e al popolo (tanti). Le grandi opere degli anni 30 sul Lungomare sono infatti tutte nel segno della Negazione. Il mare non lo si vede da Maddonella nè da Libertà. Il Lungomare Monumentale crea una Quinta chiusa, così non lo si vede da dentro il Quartiere Fieristico, lo si allontana dalla Città Vecchia a cui bagnava un tempo le mura della Muraglia! ecc ecc. Torniamo dunque a Punta Perotti. Per certi versi ho considerato un segno di declino l'incapacità della Destra cittadina di contrapporre una Tesi a quella della Saracinesca. Mi spiego. Era possibile trovare argomenti dignitosissimi. Forse il vecchio Sorrentino lo avrebbe saputo fare. Di Cagno Abbrescia invece sorrideva e incassava le battute del Capo Berlusca. 1) non è vero e il Margherita lo dimostra che le Quinte non siano un valore. Per anni proprio la cultura progressista ha criticato lo scempio delle Grandi Prospettive (a Bari volevano portare Via Sparano sino al mare, nasce così Piazza Chiurlia ma poi si accorsero che dovevano segare di fianco prima la Cattedrale e poi la Basilica e si fermarono, altrimenti "giù quelle case senza valore e fatiscenti del centro storico!"). Talvolta è meglio scoprire all'improvviso qualcosa che avercelo sempre di fronte e le Quinte creano spazio anche dove questo finisce. Punta Perotti se portata a termine avrebbe dato la sensazione di una città che abbraccia il mare e lo circonda. Si sarebbe creato uno spazio con una coerenza anche di skyline perché si uniformava da lontano alla linea dei Palazzoni monumentali del Lungomare. 2) Punta Perotti invertiva il segno di quegli interventi perché annunciava un ritorno al mare delle classi dirigenti, una ricomposizione del loro rapporto con le altre classi popolari proprio perché come i nobili di un tempo Punta Perotti era la Loggia da cui guardare la Città Vecchia. Se a questo valore simbolico si aggiunge che ci sarebbe stato un Porto Turistico e un intero quartiere alle spalle... Allora perché nessuno ha avuto il coraggio di difendere Punta Perotti? Perché nessuno ha mai usato questi argomenti? Il paragone con il Teatro Margherita, noto di certo non solo a me, venne anche taciuto. Ora i sostenitori della demolizione di Punta Perotti perché scempio paesaggistico secondo me dimostrerebbero coerenza nel portare a termine quella che un tempo fu la battaglia persa della sinista per la demolizione del Teatro Margherita. IO PERSONALMENTE considererei questo un segno di SALUTE perché le società sono sane quando sanno anche demolire e costruire senza tante lagrimucce il vecchio. Dall'altra parte ho i miei sani dubbi (come li ho avuti per Punta Perotti il cui unico argomento era che illegalmente costruito, troppo vicino al mare... per l'appunto!). LA MIA IDEA? Ad avere i soldi il Teatro Margherita andrebbe spostato nel mare, e non di poco. Con un ponte che sostituisca la passerella che fu ideata a suo tempo e fatta sparire proprio con la costruzione del Lungomare. In fin dei conti chi lo aveva pensato lo aveva pensato così: come primo Teatro sull'acqua. Ridisegnare il Lungomare e ripensarlo rispetto alla collocazione del Barion sarebbe una bella sfida architettonica e urbanistica MA NON CI SONO I SOLDI E NON C'E' LA CAPA! Bari è una città in declino...

Questo dibattito è stato lodevolmente creato da Ludovico Fontana per il Corriere del Mezzogiorno e lo si può seguire e partecipare sul gruppo "Il Teatro Margherita di Bari: demolizione o colletta?"

27 febbraio 2009

IDA MAGLI SULL'IMMIGRAZIONE MUSULMANA


Invito tutti a confrontarci senza isterismi sulle parole di Ida Magli. Non lo faccio per raccogliere invettive ma per ragionare insieme. Se un intellettuale come Ida Magli ha finito per trovare solo le colonne de Il Giornale per scrivere quello che pensa credo che sia dovuto anche al clima di linciaggio che si riceve a sinistra ogni volta che su questi argomenti si esce dal coro. Intanto nel paese di linciaggio non morale ma reale cresce il desiderio e ora al caso degli stupri si aggiungono anche l'omicidio dei figli da parte dei padri musulmani che ne reclamano la proprietà fisica, religiosa e di nazionalità contro le mogli italiane. Questo desiderio di linciaggio fisico dell'immigrato è impressionante mentre dall'altra parte ci si arrocca dietro posizioni che non abbondano solo di "buonismo" ma purtroppo anche di ignoranza sulle oggettive condizioni di scontro tra culture che l'immigrazione comporta. Intanto, ieri sera, ho visto un notiziario in cui le immagini normali della polizia che scortava dentro la volante il presunto omicida venivano commentate dal mezzobusto con un "evitato il linciaggio..." che non trovava alcun riscontro nel video. In nessuna di queste videocassette commentate da giorni nei TG con sventati linciaggi io ho visto reali scene di linciaggio o situazioni di vero pericolo ma quella di ieri era davvero la più normale scena di arresto che abbia ma visto in TV eppure il commento era sempre lo stesso: sventato il linciaggio. E' evidente che si tratta di clima, di un sapore, di un desiderio da appagare nello spettatore che quel linciaggio non aspetta l'ora di vederlo e sentirselo commentare per giorni ai vari Porta a Porta, qualcuno anche di farlo scendendo magari a fare la Ronda. Per fermare tutto questo occorre mettere in campo l'intelligenza. Quanto scrive Ida Magli può risultare sgradevole ma è il frutto di una maturazione culturale e politica. Io aprirei il confronto piuttosto che lo scontro.

titolo dell'articolo: Neppure l’amore può cambiare un musulmano.
C'è un tremendo equivoco di fondo nell'innamoramento che spinge una donna occidentale, e in particolare italiana, a unire la propria vita a quella di un uomo musulmano: lo ritiene suo contemporaneo. Diverso il fisico, certo; diverso lo sguardo, diversa la lingua, diverso il cibo: tutte cose che sembrano aggiungere fascino, invece che dividere. Anche i modi nel trattare le donne, in fondo, per quanto più autoritari, appaiono rassicuranti e protettivi in confronto a quelli occidentali. Ma pur sempre contemporanei. L'uomo musulmano, invece, appartiene al mondo dell'Antico Testamento, quello di 3000 anni fa, di Abramo e di Mosè, in quanto Maometto ha fondato il Corano sui primi cinque libri della Bibbia. Si tratta di un abisso in confronto al nostro mondo, non soltanto per tutti gli avvenimenti che hanno segnato il divenire del tempo e della storia in Occidente, ma soprattutto per le profondissime differenze di diritto e di costume nei riguardi delle donne. La società musulmana è tipicamente patriarcale. L'uomo è capo e padrone delle mogli e dei figli che gli devono obbedienza in tutto. La legge religiosa è l'unica legge in campo penale e civile. Vige la giustizia del taglione, con la mutilazione delle membra a seconda del tipo di reato e la condanna a morte per lapidazione per i crimini più gravi compreso l'adulterio. Insomma, è indispensabile capire che l'innamoramento non può cambiare nulla a una realtà di questo genere e che sono le donne a ingannarsi quando lo sperano e vi si affidano.
Purtroppo i politici avallano spesso con le loro affermazioni l'idea che gli immigrati possano «integrarsi» nella nostra civiltà e che comunque debbano rispettare le nostre leggi. Si tratta di belle affermazioni di principio che però non fanno i conti con i sentimenti culturali profondi, anche non del tutto consapevoli, e soprattutto non fanno i conti con la diversità di adattamento fra immigrati di sesso femminile e immigrati di sesso maschile. È chiaro che le donne trovano soltanto vantaggi nella libertà, nel rispetto, nell'uguaglianza. Ma per i maschi è tutta un'altra cosa in quanto debbono rinunciare a diritti e costumi che davano loro il potere nella famiglia e il possesso totale sulla persona della moglie e su quella dei figli. Non si pensi che l'affetto possa influire su questi diritti: gli affetti sono plasmati dalle culture.
Messo in chiaro questo presupposto, rimangono per noi in tutta la loro ferocia i delitti di questi giorni. È indispensabile fermare l'immigrazione musulmana. È indispensabile che il governo emani delle norme restrittive sui matrimoni o sulle convivenze miste e che, quando nascano dei figli, la tutela venga sorvegliata dallo Stato. Ma soprattutto è indispensabile eliminare il principio, adottato insieme al «politicamente corretto», di non giudicare le religioni. L'islamismo è una «religione-cultura» totale ed è assurdo non poterne discutere come si fa per qualsiasi altra cultura. Se vogliamo avere rapporti più sereni anche con gli Stati islamici e aiutare almeno l'Africa ad uscire dalla condizione di arretratezza psicologica e sociale, oltre che dalla povertà, in cui si trova, abbiamo il dovere di parlare delle norme coraniche, della Sura che stabilisce l'inferiorità della donna, della necessità di assumere forme di diritto penale e civile adeguate al mondo moderno.
Ida Magli - Il Giornale 27 febbraio 2009

24 febbraio 2009

IL 25 APRILE IO NON CI SARO'

C'é una Manifestazione autoconvocata dalla "base" a Roma. Così come in Facebook sempre la "base" fa girare un invito a unificare tutti i gruppi di sinistra di facebook. La stessa "base" incapace di chiedere le primarie al PD, anche se rappresentata da 2000 delegati convocati in un solo giorno a Roma, chiede come sempre l'unità, la lotta, la piazza. Questa stessa "base" sarebbe molto disorientata se qualcuno le chiedesse di scegliere una LINEA POLITICA. Anzi! Loro vogliono restare in pace a fare la "base", a percorrere come un fiume in piena Roma per ribadire al mondo che sono i migliori, che sono i più buoni e che vogliono un mondo "più giusto". Se mai ci fossero le primarie questa base scapperebbe e come nel caso di Walter Veltroni voterebbero per il candidato "unitario", indipendentemente dalle sue idee! L'unica idea che questa "base" conosce è l'unità, ossia la fedeltà ad una linea che non c'è (come cantavano i CCCP quando erano una sana band punk di Reggio Emilia che era come dire una band punk dei figli di Nicolae Ceauşescu). In risposta a questa "base" che francamente sopporto meno dei suoi "vertici" semino messaggi riempendo piccole bottiglie di vetro che lancio nel mare di facebook, sperando che agiscano come piccoli semi. Speranza stupida. Non c'è cosa più facile che essere fraintese e generare fraintendimenti in chi volesse seguirti.

Tra gli autoconvocati noto con piacere che in diversi chiedono di non vedere le bandiere ma ovviamente i militanti si indignano e ricordano il valore dei loro vessilli. Altri rispondono che il comunismo non è democrazia... almeno c'è un po' di confusione sotto il cielo, Presidente! Io ho detto loro:
"non parteciperò perché non credo nella piazza e perché sono certo che questa piazza sarà egemonizzata dalle bandiere rosse... di fatto sarà una manifestazione di nostalgici o replicanti del "dirsi comunisti per sentirsi giusti"... belle però le parole dell'appello ma non condivido nel merito l'incipit sul bipartitismo, magari ci fosse! ed è l'unica riforma elettorale che non si è voluta, ed è anche l'unica strada che una vera sinistra liberale e democratica CHE NON VUOL DIRE ACCOMODANTE potrebbe percorrere... auguri uomini e donne di buona volontà ma con le idee sbagliate o vecchie o confuse..."

All'appello invece all'unità della sinistra ho risposto così:
"Giustamente c'è l'iniziativa di riunire tutti i gruppi di sinistra su fb, la logica politica sottesa è la stessa di MpS, Al contrario io penso che se non ci si chiarisce e NON CI SI DIVIDE non si cresce e non si vince mai! Occorre separare le due grandi anime della sinistra: quella democratica e liberale (in cui è confluita buona parte della sinistra socialista) e quella anticapitalista o come voglia definirsi son fatti loro. Io appunto in questa seconda non mi riconosco e nel PD ci sono tanti che hanno il cuore che batte lì e altri che che vogliono tacere perchè non hanno + cuore ma solo un CULO SULLA POLTRONA da difendere. Occorre separarsi e iniziare un PERCORSO LENTO che per ora non può vederci maggioritari nel paese ma che in breve tempo se intrapreso con coraggio può portare a risultati di novità come OBAMA negli USA e come fu Blair nell'UK (una bestemmia per l'altra sinistra, quella "vera"). BASTA CON GLI APPELLI ALL'UNITA' - Governo Prodi insegna! o no?"

Interessante in tutto questo l'emergere di una nuova generazione di politici, molto più pragmatici e figli (per fortuna) di nessuno.Ne è un esempio questa intervista. Ma dove sono al Sud?

10 febbraio 2009

CON BEPPE ENGLARO MESSAGGI VIA FACEBOOK


A BEPPE ENGLARO per mezzo di facebook

il mio commento sarà fuori dal coro, io non la giudico e non vorrei mai trovarmi nella condizione di dover compiere una scelta dolorosa come la sua, mi da fastidio chi l'accusa quanto chi la plaude, NON E' per tifoseria che metterò il quadrato bianco oggi (e non a caso non ho messo quello nero ieri!)... io resto contrario all'idea che lo Stato neghi acqua e cibo in casi simili ma lo Stato è una cosa relativa, la verità si cela in noi ed è avvolta dal mistero, di questa verità solo lei è stato tragicamente depositario e nessun uomo si potrà mai fare giudice di lei. DI CERTO SO CHE OGGI OCCORRE STRINGERSI INTORNO AL SUO DOLORE E MI PIACE FARLO CON QUESTO LUTTO BIANCO, INUSUALE NELLA NOSTRA TRADIZIONE MA CHE FA TANTO PENSARE ALLA SERENITA' perché è questa credo di cui lei oggi più che mai ha bisogno.

09 febbraio 2009

ORE 20,10: GIUSTIZIA E' FATTA.

Cara Sinistra, ancora una volta io non ti capisco. Ho evitato questo caso Englaro sino alla fine, poi è giunta la morte di Eluana e come sempre la morte porta chiarezza, pone i limiti, definisce le cose. Con la morte possiamo vedere una cosa per quello che è, L'oggetto chiude i propri confini e prende forma perché esce dal Tempo. Per me su questo dolore, quello del padre, c'è solo da tacere e da portare rispetto e cordoglio. Qualcuno grida all'assassino, io dico: "Chi scaglia la prima pietra?" Perché anche se lo fosse io non credo che possa essere giudicato. Come per l'aborto questi sono casi in cui lo Stato deve fare un passo indietro e lasciare la Persona sola di fronte all'Assoluto. Non uno Stato Etico io voglio, non uno Stato che difenda il Bene come se fosse un valore assoluto, perché non c'è tempo in cui questo possa accadere vivendo noi la precarietà del Tempo. Solo la morte dell'intera umanità potrebbe dare soluzione. Onde per cui? Onde per cui tacete di fronte al padre!

Ciò detto io non capisco la "mia" sinistra. Oggi giustamente il quotidiano cattolico L'Avvenire voleva uscire con il titolo "Ore 20,10: Giustizia è fatta!" Non ne hanno avuto il coraggio, peccato! Credo che sia il commento più rabbioso che si possa fare e che contenga una amara verità. C'è uno Stato che ha le sue regole. Tra queste c'è la separazione dei poteri. C'é una magistratura che emette una sentenza e da ragione al padre che chiede di levare da mangiare e da bere alla figlia in stato vegetativo. Questa sentenza deve essere eseguita. E il Capo dello Stato da garante dell'autonomia della Magistratura l'ha fatta eseguire. Ha fatto il suo dovere istituzionale ma da qui ad applaudire ne manca! Io al posto di Napolitano questi applausi non li avrei voluti udire. Lui ha fatto la cosa giusta ma a me avrebbe pesato molto farla e l'avrei portato come un peso per tutta la vita. Ma il potere si paga! Se lo si assume con dignità.

Veniamo ora al Governo. C'é un Governo che sa di voler varare una Legge che se in vigore fermerebbe quella sentenza. Sa anche che se va in Parlamento una grandissima parte del Parlamento voterà a favore di questa Legge, compreso una buona parte dell'Opposizione. Questa infatti lascerà libertà di voto sulla questione, essendo un tema eticamente sensibile. Il Governo cerca dunque di affrettare i tempi e prova anche a varare un Decreto truffa per fermare la sentenza. Che c'è di male? Politicamente, cara sinistra, NULLA! Perché quel Governo sa di rappresentare una maggioranza reale nel Paese e agisce di conseguenza. Trova l'ostacolo formale del Capo dello Stato. In Democrazia la Forma ha la sua importanza, certo. E' garanzia per tutti. QUESTO NON LEVA CHE PER UN CAVILLO FORMALE DI SOSTANZIALE IMPORTANZA SI SIA IMPEDITO DI DARE CORSO A CIO' CHE I PIU' RITENEVANO GIUSTO. Per fare un paragone: è come se si lascia uscire un mafioso perché l'avvocato ha trovato un difetto procedurale nell'imputazione. E' giusto che esca ma cosa c'entra con l'applaudirlo? Non sto equiparando il padre di Eluana ad un mafioso ma sto dicendo che tanto quanto non ci facciamo giudici della sua scelta occorre anche comprendere che il corpo del paese reale era contrario a considerare giusta la sua umana richiesta di pietà. Quello che qui è in giudizio non è il padre di Eluana bensì lo Stato. Se fra due settimane con il plauso di tutti avremo una Legge che avrebbe impedito l'applicazione di quella sentenza come possiamo oggi far finta di niente? E soprattutto con quale ARROGANZA la sinistra si fa depositaria della verità assoluta pretendendo di AVER FATTO LA COSA GIUSTA quando la MAGGIORANZA DEL PAESE RAPPRESENTATA DEMOCRATICAMENTE SMENTIRA' CHE QUESTA SIA LO COSA GIUSTA? Questa è la classica arroganza aristocratica di chi disprezza profondamente la democrazia e oggi si nasconde dietro le regole del gioco per domani disprezzarle e tornare a parlare di ingerenza della Chiesa ecc.

Veniamo infatti all'ultimo argomento. Anzi agli ultimi due: la Chiesa e il Presidente del Consiglio. Personalmente io credo che la Chiesa non possa relativizzare le sue verità. Questo è un compito che tocca a noi. Questa è appunto la laicità. E non penso nemmeno che in un paese di cultura cattolica sia così scandaloso che si ascolti su questi temi cosa pensa la Chiesa di Roma. Io in buona compagnia di Pier Paolo Pasolini continuo a pensare che l'aborto sia un omicidio e sono contento che ci sia chi lo grida. Poi so anche che questa Società non può assumersi tutto il peso di questo dolore e che sarebbe mostruoso se lo facesse ricadere sulla Persona. Quindi io penso che l'aborto sia un omicidio ma che sia un omicidio non perseguibile per Legge. Pena commettere un reato ancora più grande di quello che si vuole perseguire. Non so ancora cosa pensare dell'eutanasia ma se il testamento biologico lo prevede forse penso che sia equiparabile alla scelta del suicidio. Quello che mi spaventa è che sia lo Stato a farsi esecutore. Sono pronto ad accettare il gesto di pietà di una persona coinvolta affettivamente meno quello di un mero esecutore in carta da bollo. Certo anche un aborto non è il Soggetto a compierlo bensì un medico e forse un Testamento Biologico è l'espressione di questa volontà. Lasciatemi il dubbio che una donna che voglia abortire può sino all'ultimo istante tornare sui suoi passi un malato incapace di esprimersi no e quel testamento non è scritto sulla base dell'esperienza data ma solo presunta. So che sono due cose diverse. Per rientrare sul discorso, credo che su questi temi la Chiesa e la tradizione di pensiero che incarna abbia molto da dire. Io l'ascolterò!

Resta dunque il Presidente del Consiglio. So che molti lo considerano un Re della comunicazione. Io non lo credo affatto. Se lo fosse stato non avrebbe detto quelle parole sulla Costituzione (le cui assonanze filosovietiche hanno poco a che vedere con i poteri separati dello Stato, anzi!). Aveva interpretato con quel Decreto un diffuso sentimento, avrebbe potuto incalzare l'opposizione sui tempi e metterla in difficoltà se questa sceglieva - come purtroppo avrebbe scelto - la strada dell'ostruzionismo. Come si fa a fare ostruzionismo in circostanze del genere. Come a dire: siamo in minoranza ma ora vi freghiamo e vinciamo noi perché vi facciamo perdere tempo. Se Berlusconi fosse un vero maestro di comunicazione si sarebbe giocata solo questa carta, senza mettere di mezzo la Costituzione. Quindi non raccontatemi che fa le corna al Premier vicino perché bravo o che fa la battuta sul Kapò perché bravo, lo fa perché... non voglio offenderlo va'. Lo fa. E gli italiani ci passano sopra. Altri capiscono e pensano: hai visto? In fin dei conti anche io potevo fare il Presidente del Consiglio, e non perché mi sono fatto da solo e ho dimostrato i miei meriti ma al contrario, anche io senza particolare meriti potevo meritarmi tanto potere... con un po' di fortuna. Berlusconi è il simbolo di un intero paese senza qualità, da varietà. Ma questo non basta per sentirsi dalla parte del giusto. Cara sinistra...