25 agosto 2009

IL PARTITO DEMOCRATICO COME PARTITO LIBERALE?

Pubblico questo testo che sposta l'alternativa tra "destra" e "sinistra" su "conservatori" contro "liberali".

PATERNALISMO E LIBERALISMO

Angelo Panebianco sul Corriere della Sera del 17 agosto ha scritto: “La via liberale, quella che chi scrive preferirebbe (e che, nel lungo periodo, credo, sarebbe la carta vincente per il Sud) è quella che dice: solo i meridionali, e nessun altro, possono risolvere i loro problemi. Lo Stato, quindi, offre al Sud, come ha suggerito da tempo l’istituto Bruno Leoni, solo l’opportunità di trasformarsi in una grande no tax area interrompendo contestualmente i flussi di trasferimento di risorse. Lo Stato resterebbe al Sud solo con gli apparati della forza (per contrastare la criminalità) e i servizi pubblici essenziali. A quel punto, probabilmente, si scatenerebbe un conflitto feroce fra le forze modernizzatrici del Sud (che ci sono) e quel «clientelismo senza risorse», fino ad oggi dominante, di cui ha parlato recentemente il presidente della Confindustria siciliana Ivan Lo Bello. Essendo cambiate le condizioni del gioco, le forze modernizzatrici avrebbero, per la prima volta, la possibilità di prevalere. Solo quando, dopo qualche tempo, si fosse messo in moto un processo di sviluppo auto-sostenuto (con il miglioramento del capitale umano, con una maggiore efficienza delle amministrazioni pubbliche, con una raggiunta capacità di attirare capitali) le varie regioni del Sud passerebbero progressivamente, anche del punto di vista fiscale e istituzionale, nella fascia A, quella delle regioni sviluppate.”

Ossia per Panebianco la politica meridionalista è a un bivio: o il governo propende per una scelta liberale o per una scelta paternalista. Dalla proposta di una nuova “Cassa del Mezzogiorno” e dai prossimi aiuti finanziari a “pioggia”, già anticipati con quattro milioni di euro alla Sicilia, il governo sceglie il paternalismo. Il paternalismo è la scelta politica tradizionale perché offre a chi governa la possibilità di “comprarsi” il consenso al prezzo di mantenere il meridione soggetto al ricatto del regime e delle mafie locali, sterilizzando qualsiasi iniziativa “modernizzatrice”.

Emblematicamente tutta la storia d’Italia può essere esaminata sotto la lente d’ingrandimento di questa alternativa: paternalismo e liberalismo. In fondo quando si preferì lo stato accentrato piuttosto che quello decentrato proposto da Minghetti, è il paternalismo ad averla vinta sull’eresia liberale. Il trasformismo del tempo di De Pretis, il periodo crispino ed anche quello giolittiano (sostanzialmente con l’abuso dei prefetti nel meridione d’Italia per addomesticare le elezioni), la guerra 15-18, il fascismo, il regime partitocratico postfascista, sono tutti periodi storici in cui il paternalismo ha dettato l’azione delle classi dirigenti.

Una forza politica (...) non radicalmente riformatrice, (...) quale sbocco per il partito Democratico, non sarebbe dotata di quella cultura politica idonea per cambiare il destino dell’Italia. (...) In tal modo le scelte paternaliste avrebbero sempre la meglio. L’obiettivo (da perseguire) è (invece) quello di sostituire alla vecchia alternativa tra “destra” e “sinistra”, quella tra conservatori e liberali. Conseguentemente è il contenuto delle politiche e non la nostalgia di un passato, ormai definitivamente trascorso, deve dettare la lotta politica. Sostanzialmente è quanto indica Panebianco nel suo fondo. L’indicazione non vale, però, solo per la questione meridionale, vale anche per la questione “democrazia” nel nostro paese. Perciò occorre un soggetto riformatore “di” liberali e “di” democratici distinto (e non distante) dai socialisti, antagonista dei conservatori e nemico irriducibile di qualsiasi fondamentalista. (bl)

1 commento:

sasa ha detto...

Panebianco - che rispetto molto - ha il solito vizio da intelletuale di parlare per categorie astratte.
Contesto per esempio che storicamente si possa ancora parlare si sud e nord senza astrarre dalla nuova Italia "Adriatica" e la vecchia "Tirrenica" ove la prima è caratterizzata da un forte dinamismo imprenditoriale e la seconda ancorata alle vecchia economia. E poi a cosa servirebbe una nuova formazione politica ? Quanti consensi avrebbe?
Molto meglio invece continuare a seminare lungo il cammino già segnato del PD anche a costo di scontri interni.