01 gennaio 2008

APPUNTI DI FILOSOFIA - 2: DIO

Di quale Dio provare l’esistenza? Ed è mai possibile ridurlo ad Uno?
Diamo per scontato che tale domanda è volutamente ingenua. Di nessun Dio proveremo mai l’esistenza altrimenti saremmo già tutti costretti da tempo a crederci. Ciò nonostante noi indaghiamo filosoficamente la questione per conoscere i limiti del nostro pensiero. Quello che per ora posso constatare è che si prima di porsi ogni domanda su Dio bisognerebbe indicare quale Dio si stia cercando. Io ne annoto quattro o meglio due coppie, due per il Dio Esterno alla Natura e due per il Dio Interno alla Natura:
- il Dio Creatore
- il Dio Estraneo al Cosmo ma non suo Creatore
- il Dio Mente del Cosmo
- il Dio Cosmo ma non sua Mente
Nessuno di questi “Dio” resiste alla prova di confutazione del monoteismo. Per ognuno di essi è possibile una versione politeista. Non riesco per ora a vedere differenze tra pensiero mitologico e religione, argomento invece usato da molti filosofi (oltre ovviamente da molti credenti e uomini di Chiesa).

Prova Teleologica
Nella sua accezione classica questa prova è di scarso interesse. Essa consiste nell’asserire che la Natura sarebbe cosa così complessa che si dovrebbe presupporre un suo Progettista. Dio quindi è un Creatore Architetto del Cosmo, come per analogia qualsiasi sistema complesso presuppone un Progettista. Possiamo ben pensare che non sia così: l’analogia non regge. La Teoria dell’Evoluzione ci fornisce un paradigma alternativo e la complessità sarebbe il frutto di miliardi di anni di specializzazione cellulare negli organismi viventi. Stiamo comunque parlando di un Dio Creatore, estraneo alla Natura stessa. Proviamo però ad abbandonare questo Dio. In tal caso la Prova Telelogica torna a poterci interessare. La sua stessa etimologia ci fornisce una via d’uscita diversa: telos sta infatti ad indicare lo “scopo”. Il Cosmo sembra infatti avere un Disegno e nulla ci vieta di pensare questo Disegno non come Progetto esterno al Cosmo stesso ma come propria Finalità interna. Dio non come Creatore ma come Mente del Cosmo. E’ in questa direzione che va il Principio Antropico Forte di molti astrofisici. Esso parte dalla constatazione di una scarsissima probabilità spazio temporale nella catena di eventi che ha portato al big bang può aver consentito la nascita di questo universo e in esso delle condizioni per lo sviluppo di una vita e con essa di una vita cosciente, ossia l’uomo. Qualsiasi altro istante, per altro molto più probabile, per l’evento primo del big bang, non avrebbe condotto a noi. In questi anni è cresciuta una forte obiezione a questo principio antropico forte. Ogni teoria dei giochi sa che qualsiasi caso è sempre probabile al 50% anche se statisticamente dato per improbabile. Anche il più improbabile degli eventi può infatti sempre accadere e quando accade a nulla serve dire che era improbabile. Anzi, potrebbe riproporsi due pochi istanti e rimanere ancora altamente improbabile. La statistica non ha nulla a che vedere con il principio di determinazione. Noi esistiamo dunque in un mondo che ha vinto alla lotteria pur avendo scommesso il minimo (un solo biglietto e nella piazza più sfavorita). Questo non dimostrerebbe che il mondo esiste per noi. L’argomento è convincente ma pieno di insidie. Pur non provando nulla la prova teleologica assolve infatti al suo compito di dare uno scenario logico e razionale alla fede in Dio. Il mistero del big bang apre uno spazio al sentimento religioso e tanto basta. La improbabilità resta infatti un dato di fatto e pertanto l’idea che qualcuno abbia detto “ora” perché questo consentisse lo sviluppo desiderato degli eventi è cosa non trascurabile. Si apre lo spazio ad un Dio Creatore, se inteso come Esterno, o ad un Dio Mente, se inteso come Interno. Diverso è invece interrogarsi meglio su questa catena di eventi che è l’Universo. Il fatto che noi si stia qui nella posizione di Osservatori fa di questa catena di eventi una catena obbligata, pena la non esistenza di noi Osservatori. Questo fa di noi i Creatori a posteriori dell’Universo e rimanda alla questione filosofica dell’esistenza del Mondo fuori da Noi. Dio = Io.
Un altro aspetto da considerare è che per molti astrofisici il nostro è solo uno degli infiniti Universi possibili. Se intendo bene, si tratterebbe di ampliare il Cono degli Eventi dalla sua dimensione bidimensionale (prolungamento come Tempo e allargamento come Spazio) per giungere ad un modello sferico che includa tutti gli eventi possibili sin dai primi istanti. In tal caso cadrebbe il principio antropico o almeno non nella sua versione forte, visto che nessuno può dirci che il nostro Universo sia quello preferibile ad altri, l’uno non essendo permeabile dall’altro.
Resta infine di grande importanza sapere se l’Universo rimarrà in espansione continua ed infinita o se collasserà. Il primo caso lascia aperto uno spazio per un Dio Esterno mentre il secondo rende infinita l’alternanza di infiniti eventi e vana ogni ricerca di un momento iniziale e creatore. Con questa considerazione abbiamo aperto la questione della Prova Cosmologica.

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