16 dicembre 2007

NUTRIRSI E NON SOLO INFORMARSI

Leggo con piacere l'opuscolo di Sentieri nel cinema e mi accorgo che avrei davvero bisogno di tornare a nutrirmi di cinema.
Oggi al contrario mi informo di cinema o mi nutro "di" cinema ma questo raramente a sua volta mi nutre.
Godermi nuovamente lo spettacolo in sala di "Arancia Meccanica" sarebbe stata una gran buona cosa, come di "Erasehead". O farne l'esperienza prima con Bava, per me scoperto e consumato solo su televisione, satellite o circoli del cinema con videoproiettore. Ieri sera alle 4 del mattino passavano su raitre "Stalker"... altra esperienza necessaria ma non fuori orario e non solo per frammentarie citazioni.
L'esigenza di fare di queste occasioni esperienze continuate e radicate di senso. E se questo a Bari non può fari collettivamente almeno di tornare ad una dimensione solitaria. Quello che probabilmente fanno molti ragazzi cinefili. Scaricano dal web, comprano dvd e consumano in casa. Per quanto liofilizzato è pur sempre cibo!
A leggere le polemiche sui Festival nemmeno lì di "cibo per le menti" se ne vede più tanto. Tutti gli spazi sono stati conquistati dalla promozione. Anche a Bari l'unico incontro di cinema è quello che si vive alla Feltrinelli, occasione di marketing piuttosto che incontro. Sono i tempi che corrono ma non sarebbe male almeno incontrarsi in pochi coloro che avvertono un differente bisogno di nutrizione. Questo manca a Bari: fare qualcosa per se e non tanto per gli altri. L'associazionismo e l'emergere di una figura para-professionale di "operatore culturale" ha contaminato questo scenario. Nessuna pensa al Cineclub come luogo dove incontrarsi con altri. L'operatore culturale al contrario si pensa come uomo di spettacolo, come organizzatori di eventi, nel miglior dei casi costruttore di senso. Quale Associazione oggi corrisponde realmente a quanto dichiara di essere, un circolo, un luogo di "orizzantalità civile". Al contrario è uno strumento per una "verticalità culturale" sempre meno giustificata e necessaria. In realtà una tale struttura ha trasformato queste Associazioni non in luoghi di eccellenze ma in cinghie di trasmissione delle strutture del marketing culturale. Vuoi organizzare un Festival musicale? Basta sapere quali sono le tourneè e chi le organizza. Altri quindi hanno deciso la materia prima del nostro sapere collettivo. Lo stesso dicasi per gli Incontri di Cinema che dipendono dalle campagne pubblicitarie dei Distributori di pellicole. Ben altra cosa è un Festival che fa produzione o un'Associazione che fa ricerca. Lo dico da tempo: il mondo dell'Associazionismo culturale ha smesso di produrre ed ha perso significato (sintomatico che i più giovani cinefili tendano a lavorare part time per le Associazioni storiche piuttosto che crearne di nuove loro). Bisognerebbe invece ripartire dai circoli, da strutture di auto-organizzazione del consumo: dei GAS del cinema che al posto di comprare rape e cicorie comprano il proprio alimento filmico. Vista la proposta di ospitare nella sede con Slow Food un Gruppo di Acquisto Solidale, o meglio la rete cittadina dei GAS, non sarebbe male concepire RECIDIVI a sua volta come Gruppo di Acquisto Solidale dei repertori cinematografici.

1 commento:

Paolo L. De Cesare ha detto...

Condivido le riflessioni. Ma credo che bisognerebbe andare alla radice capire per capire quanto ifenomeni siano politici, nei vari livelli "geografici". Secondo Paolo Felici, a Roma a stroncare i Cineclub, negli ani '80, sono state le facilità di reperimento "video" e "TV" delle rarità.Tutta una generazione di "non contenutisti" è uscita dalle catacombe relegata all'essere inutile per il consociativismo. Oggi il "telecineclub" notturno-carbonaro-fouri-orario del lettrista di Savona si è espanso al satellite e a Win-mx. Le facoltà di Scienze della Comunicazine sfornano Laureati come ruote di focaccia, ma nessuno le mangia. In ogni caso sia per formare nuovi makers che nuovo attento e crtico pubblico "la cinefilia espansa" non è in grado di sovvertire lo stato paludoso e puzzolente del "sistema italiano".Registi per vendere a chi? Pubblico per vedere cosa? A farsi carico di una massa eversiva di ambizioni e domande, ci sono solo gli Enti Pubblici Locali. Che continuano a faticare a capire che cosa sta succendendo. L'assuzione di resposabilità del servizio Pubblico TV è Zero! Assoluto! Ne deriva che il dibattito si ferma se è la cosa pubblica che VIZIA operatori e videomaker, o sono loro che si lasciano viziare? Che senso ha un appuntamento internazionale audiovisvo con ospiti, se gli ospiti non incontrano potenziali partner produttivi. Le Periferia vince se crea sinergia tra Periferie. Se c'è reciprocità!Io finazio te, tu finanzi me. Io invito te, tu inviti me. La visione collettiva è laboratorio formativo per chi vuole fare il regista e scuola di lettura critica, che preseleziona anche i talenti autentici. Buone Feste.