25 marzo 1994

IL MARE DENTRO

Che un animale ne mangi un altro non modifica la situazione fondamentale: ogni animale è nel mondo come acqua dentro l'acqua. (G. Bataille)

L'acqua rende crudeli e la crudeltà è spesso tutt'uno con la mitezza e l'intelligenza. Carattere mediterraneo.

L'acqua è spesso un confine, un limite oltre il quale si scopre l'infinito, l'origine o l'annullamento di ogni storia: l'abisso. Allora, dentro i confini, sullo spazio di terra ferma, crescono le identità, i continenti: isole grandi o isole imperfette, che hanno bisogno di nuovo dell'acqua, dei fiumi, per ridarsi confini. Il nostro mare, no: lui è forse un limite per i nostri passi, un luogo dove fermarsi a guardare oltre, ma è un confine dentro, dove ci si ferma più per ascoltare, o per ascoltarsi dentro. Infatti noi lo sappiamo, lo abbiamo sempre saputo, oltre quelle onde, oltre quella distesa verde e azzurra che porta con sé l'idea del nulla, vi sono invece i nostri vicini, vi siamo nuovamente noi, o una nuova modulazione del nostro essere.

Un tempo il Mediterraneo era il cuore dell'universo pensato. Intorno a lui il reticolo delle strade romane. E se le strade fanno pensare al viaggiare dei nostri pensieri, il mare fa pensare al loro confondersi in un cuore indistinto di impressioni, dove le parole giocano a diluirsi se non a perdersi in un oscuro abisso che precede il linguaggio. Il mediterraneo è stato così, nell'antichità. Il tempo in cui si conosceva l'opacità della parola era il tempo in cui alle strade si preferivano le rotte di mare, il mare come reticolo di strade, da una sponda all'altra della Terra.

Intorno all'acqua v'era la Terra. E l'acqua scorreva, una grande acqua che attraversava le cose e le nutriva. Di solito, altrove, sono grandi fiumi, che attraversano il Mondo. Il mare è diverso, acqua nell'acqua, il Mondo vi si annulla per rinascere all'orizzonte. L'universo ebbe allora un cuore d'acqua, con l'infinito dentro: la profondità oscura e non definibile dell'Essere. Quell'universo aveva al centro un mite oceano: era il Mare Dentro.

Così è stato, a lungo tempo. Eppure, con la nascita dell'Europa, il mare divenne un muro di cinta. Ciò che era stato unito dovette dividersi, ed è una lunga Storia. E' la storia delle identità, dove "sono i buoni muri di cinta a fare i buoni vicini". Ma i muri non si fanno d'acqua ed il mare divenne il confine minaccioso oltre il quale spuntava l'Altro. L'Europa si disse cristiana e si fece continentale e sul suolo di terra tutta la storia ha giocato la partita delle identità. Non ultime le Nazioni, frazioni di senso dei continenti. Eppure le identità sono come le parole, per avere senso hanno bisogno di confini, di definizioni ma hanno anche bisogno della poesia e dello scambio, per non perdere la necessità ed il senno.

Perché ogni parola è una zolla di terra, ha l'acqua dentro.

Anche l'Europa potrebbe ripensarsi con il mare dentro, come alle sue origini. E lo scambio di allora potrebbe ritornare ad essere quello di oggi, ricchezza di identità, mercato della necessità. Dentro l'acqua del mediterraneo ritroveremmo l'eco di una comune appartenenza, così le identità etniche e linguistiche, religiose, culturali e territoriali che l'acqua stessa, in un rimando infinito di senso, continuerà a creare, perché luogo indifferente dove le identità si annodano e si scambiano.

...

E' quello che il cinema mi ha insegnato. Non il racconto quanto la visione delle cose. Anche il cinema ha l'acqua dentro, se lascia i confini delle definizioni, del senso, per ridare parola alle cose, nel loro Muto apparire in immagini e suoni. Il cinema come prova ontologica della poesia, il cinema come visione poetica della realtà. Il cinema con il mare dentro.

Bari, Teatro Kysmet, 25 marzo 1994
Manifesto programmatico per le "videomemorie" di Angelo Amoroso d'Aragona

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