08 agosto 2009

NON POSSIAMO UNIFORMARCI A VENDOLA E D'ALEMA PER NON ESSERE COME DI PIETRO E GRILLO

Non ho mai amato l'antiberlusconismo condito di giustizialismo e moralismo ma... chi di spada ferisce di spada perisce! Non ho mai sopportato il berlinguerismo delle mani pulite, della superiorità etica dell'essere comunisti, della "biopolitica" del fare opposizione perché diversi e moralmente superiori... tutti modi per nascondere il proprio fallimento politico e la propria impossibilità di operare vere trasformazioni e soprattuto di svolgere un ruolo moderno e di rinnovamento (al contrario! non fu forse Berlinguer il primo a parlare di rivoluzione da coniugare con tradizione e conservazione?). Ora questo fallimento è sotto gli occhi di tutti. La Sinistra di Vendola e il Centro-Sinistra degli eredi del PCI e della DC non sono capaci di proporre alcuna alternativa al sistema del consociativismo e della partitocrazia da loro stessi edificato con tanto sforzo e amore. Odiano Berlusconi non per i suoi contenuti ma perché gli ha rovinato la festa. Loro sono semplicemente il baluardo della cosidetta Prima Repubblica in un Paese che non ha mai ufficilmente indetto la Seconda solo e unicamente per tenerla sotto il cappello protettivo della Prima. Esiste su questo un patto di non belligeranza tra Berlusconi ed eredi di Moro e Berlinguer che consente al primo di tenersi il suo monopolio e ai secondi di conservare la loro posizione di rendita politica.

Ecco dunque che in Puglia, alla prova continuata di Governo (per molti versi riuscita lì dove si è confrontata con gli scenari nuovi che le nuove generazioni hanno portato con sé ed il cui entusiasmo non poteva essere deluso), il meccanismo si inceppa sul più evidente dei retaggi partitocratici: il sistema sanitario. Bandiera di una battaglia elettorale di Nichi Vendola che ha cavalcato a furor di popolo un sindacalismo ormai deleterio della conservazione dello status quo in nome solo del parassitismo delle assunzioni pubbliche e mai del beneficio alla comunità di un servizio pubblico. Vendola fece dell'antiriforma contro Fitto il suo punto di forza. Oggi sappiamo che ripristinare il vecchio sistema è costato un nuovo deficit pubblico e soprattutto ha compromesso ogni spirito di vero rinnovamento e di modernizzazione. Possiamo dirlo? Possiamo uscire dalla gabbia moralistica della questione giudiziaria che lasciamo nelle mani della Magistratura? Possiamo emettere un giudizio politico? O dobbiamo uniformarci anche stavolta e diverderci tra colpevolisti e innocentisti, tra giustizialisti e garantisti? Quando la stessa PM mette il dito sulle Escort di Berlusconi va bene e anche il Segretario del PD si mette a sentenziare come un Papa sui papà e sui "papi". Ora che mette il naso in casa loro la PM sbalordisce i nostri burocrati di una nomenklatura senza più smalto se non quello grigio della occupazione nella pubblica amministrazione.

Possiamo, di fronte a questo, uniformarci e limitarci al pur legittimo (ma sempre non solo quanto conviene) garantismo? Possiamo far finta di niente e invocare la necessità di tacere perché le elezioni si avvicinano? Se vogliamo non solo che la sinistra vinca ma che la sinistra cambi, come io voglio, non possiamo allora uniformarci e occorre agire in modo duro.

Ricopio un brano preso da Anfimafia Duemila che a sua volta lo riprende dall'Espresso. Penso possa far capire bene di cosa sto parlando. Buona Lettura:


È l'immagine di un comizio di Nichi Vendola tenuto durante la campagna per le elezioni provinciali di giugno 2009. Nichi è sul palco. Parla appassionatamente, mentre si sta mettendo a piovere. Gli sorregge l'ombrello Lello Crivelli, fino a pochi mesi fa membro del direttivo nazionale di Rifondazione comunista ed adesso in Sinistra e Libertà. Appena più in alto, nel buio della notte, si scorge su un balcone la figura di un uomo grasso e imponente che assiste silenzioso alla scena. È l'ex datore di lavoro di Crivelli, Carlo Dante Colummella, il patron della Tradeco e di una serie di società specializzate nel trasporto e lo smaltimento di rifiuti anche ospedalieri, da più di un anno al centro delle inchieste del pm barese antimafia Desirè Digeronimo.

Ecco, se si vuole capire che cosa sta accadendo in Puglia, dove il centrosinistra è messo nell'angolo dall'esplodere di una nuova questione morale, si deve partire da qui. Da Altamura e da quella foto. Dietro quello scatto - ora che le indagini cercano di far luce sulle presunte infiltrazioni della criminalità organizzata nei partiti, sulle mazzette e sui conflitti d'interesse di qualche assessore regionale - si nasconde infatti una domanda tutta politica: il governatore poteva non rendersi conto di quanto gli accadeva intorno?

Il caso di Altamura è in questo senso emblematico. L'inchiesta della Digeronimo parte da una serie di minacce e attentati subiti da un giornalista di una radio privata, Alessio Dipalo, che dai microfoni di Radio Regio metteva alla berlina i potentati del paese e muoveva contro la Tradeco accuse di ogni tipo. Dipalo prima è stato blandito dagli uomini di Colummella con offerte di lavoro. Poi si è incontrato con lui, dopo le pressanti richieste di un boss dei clan locali, e ha visto il cognato dell'imprenditore dei rifiuti, un maggiorente del Pd di Altamura, fare pressioni perché l'emittente cessasse la sua campagna. Infine, nel luglio 2006, subito dopo aver denunciato con un collega, Cosimo Forina, come la Tradeco stesse per aprire una nuova discarica proprio accanto a un sito archeologico, è stato prima pestato a sangue da due malavitosi (uno dei quali oggi pentito) e poi, una mattina, ha ritrovato la propria auto distrutta dalle fiamme.

A quel punto Dipalo si è trasformato in testimone. Ha raccontato al pm Digeronimo come, secondo lui, funzionava e funziona il sistema Tradeco. Ha spiegato come Colummella da semplice meccanico fosse divenuto milionario, fino ad arrivare a lavorare al fianco della Cogeam del presidente di Confidustria Emma Marcegaglia nella costruzione di termovalorizzatori. Ha ricordato che tra i dipendenti o i consulenti delle sue aziende ci sono decine di politici di destra, di centro e di sinistra. Ha ricostruito tutti i passaggi salienti della campagna di Radio Regio contro le discariche. E oggi rivela a 'L'espresso' anche un episodio inedito: l'offerta di una consulenza da 20 mila euro come addetto stampa fattagli, dopo una dura polemica radiofonica sull'inquinamento del suolo, dall'ex direttore della Asl di Bari, Lea Cosentino. La manager costretta in luglio alle dimissioni da Vendola dopo che il suo nome era comparso in un'indagine sugli ospedali pugliesi. Ma non è tutto. Il giornalista parla anche degli appoggi garantiti al big boss della Tradeco da Alberto Tedesco, l'ex assessore alla Sanità della giunta Vendola, ora indagato con altre 14 persone per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, alla concussione, al falso e alla truffa.

Per Dipalo, che spiega come un pezzo importante dello staff del governatore - dalla sua segretaria particolare al suo portavoce - sia originario di Altamura, è impossibile che Vendola non sapesse con chi aveva a che fare. "Parlo dal punto di vista politico", dice, "da quello penale, nemmeno mi interessa. A scoprire come sono andate le cose ci penserà il pubblico ministero".

Non per niente il pm Digeronimo indaga sul trasporto dei rifiuti ospedalieri e su varie società, una delle quali guidata fino allo scorso anno da Crivelli. Ed è proprio seguendo la traccia dei rifiuti che s'imbatte nel filone della malasanità. Mette sotto controllo i telefoni e scopre i retroscena dell'assessorato. Gli appalti, le nomine dei primari, gli uomini chiave: tutto, o quasi, appare suddiviso secondo logiche politiche tra destra e sinistra. Il sistema, insomma, è trasversale.

Un dato che 'L'espresso' ha potuto verificate ricostruendo la storia della Svim service, una società d'informatica che nel gennaio del 2008 si è aggiudicata una commessa da 49 milioni di euro: la riprogettazione del sistema informativo sanitario pugliese che la Svim già aveva in gestione. L'amministratore delegato dell'azienda di servizi è Giancarlo Di Paola, il fratello di un manager già coinvolto nelle inchieste sull'ex governatore di centrodestra e attuale ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto. Direttore generale, fino a qualche anno fa, era invece Francesco Saponaro, l'assessore al Bilancio della prima giunta Vendola, prudentemente dimissionato in giugno quando esplode l'indagine sulla sanità. Spulciando i bilanci della società si fanno poi delle scoperte interessanti: la Svim tra il 2004 e il 2005, a ridosso delle elezioni regionali, ha finanziato sia i partiti di destra che quelli di sinistra. Qualche esempio: alla Puglia prima di tutto di Fitto vanno 10 mila euro. Altri 15 mila finiscono invece nelle casse della lista dei Socialisti autonomisti del futuro assessore e oggi parlamentare del Pd, Tedesco. Cinquemila euro vengono poi versati a favore di un candidato di An e 10 mila vengono addirittura spesi per Officina metropolitana, un'associazione legata al Comitato per Vendola presidente.

Tutto è regolare, tutto è registrato. Ma la vicenda è un altro indizio della trasversalità con cui in Puglia vengono conclusi gli affari con la pubblica amministrazione. Non è insomma un caso se, il 2 agosto, i carabinieri del nucleo operativo hanno prelevato i bilanci di tutti i partiti del centrosinistra (Idv esclusa) alle ultima tornata delle amministrative. Bisogna capire se appalti e finanziamenti nascondano uno scambio di favori.

La questione, insomma, è sia giudiziaria che politica. Un po' come appariva all'inizio il caso Tedesco. Nel 2005, quando l'ex socialista era stato imposto come assessore alla Sanità dai dalemiani, Vendola non si era scandalizzato per il suo conflitto d'interessi: i familiari che allora gestivano quattro società fornitrici di protesi agli ospedali. E quando l'Italia dei Valori aveva denunciato il rischio commistione tra i suoi affari privati e quelli pubblici, Vendola si era schierato dalla sua parte. Peggio aveva poi fatto il Pd. Quando l'indagine sull'assessore era ormai pubblica, al Parlamento europeo era stato candidato Paolo De Castro che, una volta eletto, avrebbe lasciato la sua poltrona di senatore proprio a Tedesco, garantendogli di fatto l'immunità da un eventuale arresto. Certo, una strada diversa da quella scelta oggi da Vendola, che a giugno fa fuori quattro assessori e il 4 agosto rivendica la sua reazione sulla questione morale: "Se uno vede le delibere della regione Puglia degli ultimi mesi, potrà descrivere la parabola di una rivoluzione anche dal punto di vista della trasparenza, del controllo e degli appalti". Nella speranza che non sia partita troppo tardi.

2 commenti:

Paolo L. De Cesare ha detto...

Sono a LOcarno e finalemente trovo un interenet point.Sono partito leggendo della Lettera di Vendola alla De Geronimo, che entra nei rapporti di ex della stessa, con un deputato di Forya Italia. Perchü lui non chiese allora anche a Tedessco di astenersi per via delle parentele? Creedo che Vendola sta sbagliando. La cosa che deve fare tutto il Centrosinistra è chidere scusa agli elettori. Dire: scusate non ce l'abbiamo fatta!la consuetudine era cosi forte che ci ha affogato". Ma temo che non lo faranno.La Mozione Marino Puglia appartiene alla area dei "non compromessi". Come se fosse un Partito "altro".Trovo giustissimo il titolo del dibattito di Angelo. Temo che questo Presidente e questa giunta arriveranno alla prossima primavera logoratissimi.
Non voglio quello che dice "ve lo avevo detto" ma ricordo ad Angelo perchè non venni a Procida.

anamorfo ha detto...

Titolo a parte sembra che non cogli il senso ultimo che volevo dare all'intervento, ossia che alla fine non si tratta di questione morale ma di questione politica! Vendola ha fatto questi compromessi perché voleva salvare il sistema sanitario pubblico così come concepito nella Prima Repubblica. La principale battaglia politica della sua campagna elettorale contro Fitto si dimostra alla resa dei fatti sbagliata! E' da queste considerazioni che un nuovo riformismo antipartitocratico e anticonsociativo dovrebbe prendere le mosse. Trovo pericolosissimo rivendicare ora a Marino una "diversità" ancora una volta morale, di chi non si è sporcato le mani. Al contrario la vera differenza sta nell'uscire da questo schema e tornare alla politica, dicendo che se la corruzione è cosa ovvia in democrazia e che è giusto che la magistratuta lavori sempre a controllare la stanza del potere. La politica parla di politica, non delle debolezze dei politici. Spero di essere stato più chiaro, Paolo. Anche da questo punto di vista non capisco il tuo "purismo" nel rivendicare lontananze dalla stanza dei bottoni. Vendola come Emiliano rappresentano la possibilità di cambiare i piani della nomenklatura partitocratica. L'errore è stato pensare che una volta mandati al potere ci si potesse affidare a loro. L'errore più grave è comunque politico perché chi ha votato Emiliano o Vendola non so quanto ha maturato le basi politiche di questo nuovo riformismo di cui parlo io che sarebbe facilmente identificato come "di destra". Vendola ed Emiliano sono figli di un "populismo di sinistra" che oggi non ha argomenti contro la deriva e rischia solo di reagire da "traditi". Vecchio schema nefasto e vi sono tante probabilità che si riproponga. La storia insegna! Oggi occorrerebbe al contrario costruire un'ancora di salvezza per Emiliano e Vendola ma su contenuti per loro stessi inattesi. Per il secondo soprattutto, prigioniero della sua formazione berlingueriana.