01 maggio 2009

BARI RINASCE SOLO SE AVRA' IL SUO CUORE VECCHIO

Tante sono le centralità che si possono elencare per Bari: il mare, certo; la ex Caserma Rossani dico io, che più centrale e grande non si può; l'Università o il commercio o entrambi per capire di cosa deve vivere questa città. Sicuramente altri, più preparati di me, sapranno dire di più e meglio. Io però credo che il vero Cuore della città sia Bari Vecchia e che se non si capisce cosa farne non si sa dove stiamo andando. E' il problema rimosso di sempre! Nei primi del 900 la città borghese completa l'opera murattiana e abbandona la città vecchia al clero e al popolo per dedicarsi compiutamente all'edificazione della città borghese. Credo che sia il periodo migliore della città quello che più di tutti è stato tradito e devastato dalla nuova borghesia del secondo dopoguerra. Pur essendo cresciuto a Carrassi e avendo visto crescere sotto i miei occhi questa città selvaggia e libera, in cui hanno radici le mie amicizie e in cui passo dopo passo ho solcato la mia vita, nonostante ciò io non amo questa baresità nuova: carrassi picone poggiofranco sono stati il loro Campo. Solcare il ponte della stazione e andare in centro (si diceva "andare in città") era un gesto quotidiano ma quello ero uno spazio meramente scenografico, buono per le grandi occasioni come la processione di San Nicola, per i grandi aquisti annuali (scarpe da Marelli ecc ecc.) o per la gita serale in auto per prendere i panzerotti da Grand'Italia. Diverso dopo conquistarsi in quella città estranea la Piazza, Piazza Umberto, che sostituisce ogni socialità in una città dove non ci si può sedere a panchine e dove nemmeno nei bar è possibile sedersi a studiare. Oggi siamo in rete, ieri l'unica rete possibile dove poter augurarsi ogni giorno un incontro inaspettato, dove aprirsi al mondo era appunto la Piazza Rossa, il Giardino! Piazza Umberto. Il mare non esisteva!
Un luogo particolare era invece la Città Vecchia. I miei genitori non volevano che solcassi il confine di Bari Vecchia. Corso Vittorio Emanuele era la fine della città, al limite si andava sulla muraglia per guardare la processione di San Nicola e come su una loggia guardare dall'alto in basso il popolino e gli ziazì (i pellegrini) accalcarsi alle bancarelle. Proprio per questo entrare nella città vecchia era la prima cosa da farsi per sconfinare nell'altra Classe! La prima volta l'ho fatto mano nella mano con Rosa, la mia prima ragazza. I suoi non ci avrebbero mai visto! Una fantastica occasione per sentirsi liberi di baciarsi e toccarsi, accompagnati dai profumi intensi dei ragù e delle pulizie nelle corti. Ricordo una città vecchia ancora viva, anche se noi, gioventù impegnata e che presto imparerà ad ascoltare i giovani compagni della città vecchia, sapevamo bene che quella città veniva quotidianamente epropriata e violentata, con le migrazioni forzate verso il CEP, il San Paolo, complice una sinistra operaista che ha il mito della Classe Operaia e sa che tra contrabbando, pesca e quant'altro non può costruire il suo scenario politico di tute blu. La Città Vecchia ha continuato così a spopolarsi e degradarsi di continuo, sino a morire, a diventare tetra e oscura, priva ormai dei suoni e dei sapori di un tempo. Così sino al Piano Urban.
Arriviamo così al nuovo tempo: la Movida. Nel giro di pochi anni le zone limitrofe al murattiano si trasformano e diventano di grandissima attrazione. Innegabile il piacere che si prova oggi ad accompagnare gli ospiti di notte in questa città rumorosa e viva in piena notte. Come Catania Bari ha la sua movida notturna. Peccato però a indagare la realtà che questa movida sia stata fatta contro la città, ancora una volta. Nessuno dei residenti di oggi né tantomeno quelli di ieri è stato toccato e coinvolto, se non per essere ingannato e defraudato. E quella pioggia di soldi non ha affatto riqualificato il tessuto nè urbano né sociale, lasciando ancora senza fogna e senza acqua le zone più profonde e quelle più vicine al Porto. Il fenomeno si è fermato ma ripartirà presto, con Simeone Di Cagno Abbrescia che ha già messo le mani su questa città e che vincente da Sindaco porterà a termine il piano ma forse anche perdente, perché Michele Emiliano non gli contrappone nulla di diverso! Anche io sogno una Città Vecchia che affacci sul Porto e da dove i turisti entrino per scoprire subito il meandro di vicoli e trovarsi immersi in una città popolare ricca di artigianato e botteghe ma anche borghese e ricca di commercio e studi artistici o professionali. Una città stratificata, dove torni a vivere un popolo, dove abiti l'architetto e il gallerista ma anche la loro badante e il fornaio che fa la migliore focaccia di Bari per loro e per i turisti che così si affacceranno anche alla Galleria d'Arte. Non sogno affatto una città proletaria contrapposta a una borghese, al contrario. Ma la borghesia baresi sì. E' lei ad essere classista e non interclassista come dovrebbe, perché è una borghesia da poco, di arricchiti, senza cultura e senza identità.
La borghesia che ha costtuito invece il Petruzzelli e il Teatro Margherita, che ha abbracciato la città vecchia con il Lungomare, che ha voluto pensarsi parisienne prima che barisienne con i grandi Viali e il Corso, quella Bari aveva in mente di sfondare la città vecchia da Piazza Chiurlia e arrivare al mare con Via Sparano, di fronte al Porto, collegando Stazione e Ferrovia. Un progetto pauroso se si pensa allo scempio urbano che avrebbe compiuto ma del tutto legittimo per il tempo. La Roma Umbertina ha distrutto di peggio dei Borghi barocchi e Parigi lo stesso con i suoi sventramenti per i Boulevard. Solo negli anni 50 del 900 inizia a sorgere una sensibiltià verso l'architettura spontanea dei borghi minori di cui la Città Vecchia è un esempio raro e bellissimo. Quello che infatti ferma il processo è sia una composizione sociale difficile da padroneggiare anche a quel tempo sia il fatto che sulla linea di Via Sparano si incontrassero prima la Cattedrale e poi la Basilica e quelle di certo non le si poteva toccare. Pensare di iniziare a fare zig zag ha levato ambizione al progetto di fare di Via Sparano il nervo della città, unendola da cima a fondo (la città finiva con la Stazione e per questo noi continiamo a chiamare Extra Murale la Via Capruzzi). Oggi in modo nuovo e rinnovato occorrerebbe fare lo stesso e sulla carta il progetto per Via Sparano lo prevedeva ma si trasformerà come il Piano Urban in un ennesimo atto di violenza, un taglio netto, una ferità, forse mortale!
Per questo Bari rinasce solo se avrà un cuore nel borgo antico, la Città Vecchia. Allego allora una invettiva di Adele Dentice contro Michele Emiliano. Lei si candida a Sindaco per la lista Per il Bene Comune e io ho rinunciato ad accompagnarla perché ritengo sbagliato ora levare voti a sinistra, mentre mi sarei augurato che in modo indipendente senza chiedere Assessori anche loro avessero concorso ad eleggere Emiliano Sindaco ma senza perdonargli nessuna delle sue dimenticanze e soprattutto mettendo in moto un meccansimo virtuoso e non preelettorale come EmiLAB di cittadinanza attiva. Hanno fatto una scelta diversa e io ho rinunciato a candidarmi con alcuno ma continuo a pensare che Adele Dentice sarebbe il migliore Presidente di circoscrizione possibile per Bari Vecchia. Lei ha una ferita aperta per la Scuola pubblica che ha diretto per anni e che sta vedendo morire senza speranza. Questa mia nota nasce dall'aver ricevuto sulla posta elettronica questo suo appello, che riporto qui in calce. Ho voluto spiegarvi perché io lo ritenga così importante e perché a mio parere questa lista civica abbia a Bari un valore particolare perché pone il problema della Città Vecchia e della sua centralità in qualsiasi strategia di sviluppo.

Angelo Amoroso d'Aragona

ALLEGATO Comunicato Stampa di Adele Dentice del 1 maggio 2009 ore 12,30:
"a un mese dalle elezioni diventa prioritario per il sindaco Salvare la scuola San Nicola trasformandola in un luogo ri-creativo, un annuncio che andava fatto qualche mese fa per essere credibile e in ogni caso andava illustrato agli abitanti e ad un collegio docenti che, al contrario delle presenze istituzionali e delle associazioni e parrocchie presenti l’altra mattina presso l’auditorium La Vallisa , da sempre offre un servizio puntuale all’utenza e al territorio. Mi meraviglia questo interesse per una scuola che inevitabilmente sta morendo perché non ci sono più i numeri , ma soprattutto mi chiedo come mai tale attenzione non si rivolge anche su altri territori più periferici e sulle altre scuole a rischio di chiusura. La risposta è sempre la solita la struttura fa gola e a molti farebbe piacere avere una stanzetta per sistemare le proprie squallide cose, così come a molti ha fatto piacere investire nella città vecchia accelerando un processo di svuotamento del territorio, spostando la popolazione nelle periferie e consentendo agli estranei di invadere gli spazi vuoti trasformandoli in luoghi senza identità. A questo va aggiunto che il processo emigratorio e lo sradicamento della cittadinanza nei luoghi dell’anonimato e dell’isolamento sociale non è stato nemmeno accompagnato da servizi di base che possono collegare le periferie al centro, incrementando l’espansione incontrollata della cultura della violenza in particolare tra i giovani.

Ancora una volta Bari Vecchia, che doveva essere intesa come frammento di un impegno globale di trasformazione, si definisce come immagine della città diseguale dove il disagio e l’emarginazione rimangono le condizioni di vita di coloro che non possono contare sulla pienezza di diritti e vengono spinti a delinquere o ad abbandonare il loro territorio .

E in queste dinamiche si inserisce il tentativo fallito di recuperare il valore formativo ed educativo della scuola pubblica, che andava sostenuta verso un salto culturale ed organizzativo di grande radicalità, e che si delinea , invece, come l’ ultimo atto di un processo irreversibile di colonizzazione che trasformerà il cuore storico della città in un luogo anonimo destinato ai turisti e privo della memoria degli uomini."

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