24 luglio 2012

A CHI TOCCA?

Hollande e Obama: la loro vittoria segna
il passaggio di mano alla sinistra?
Ero certo toccasse alla sinistra. Dopo decenni di predominio neoliberista solo contrappesati dal new labour sembrava che non potesse essere diversamente. Al contrario l'inquietudine che le risposte di sinistra non ci siano fanno crescere il mio timore che non vi sarà alternanza ma rottura. E se qualcuno si illude che questa rottura consentirà sperimentazioni sociali ancora più avanzate non solo si sbaglia di grosso ma rischia di aprire le porte all'estrema destra. Ritorno al fascismo? Ve ne sono tutte le condizioni. Mi basta leggere una delle ultime interviste al teorico della decrescita, una delle ideologie della sinistra radicale più penetranti e diffuse. A chiare lettere la formula di Latouche è quella della estrema destra e non teme nemmeno di dirlo, sono i suoi estimatori che chiudono le orecchie a tempo per timore di capirlo: bancarotta, uscita dall'euro, piena occupazione con drastica riduzione sia dei consumi sia degli stipendi e soprattutto protezionismo in politica economica e dispotismo come forma di governo. Sì avete inteso bene: dispotismo, dittatura in nome del bene comune. Altrimenti detto fascismo. Da teorico della democrazia diretta Latouche non teme di dire che "l'estrema destra (ha successo) perché non tutto quel che dicono è stupido. C'è una parte insopportabile, ma se sono popolari - e lo saranno sempre di più - è perché hanno capito alcune cose, hanno ragione. E' questo che fa paura". E due sono le cose che l'estrema destra avrebbe capito: che "esiste un buon protezionismo ma non un buon libero scambio" e che "la democrazia sia un'utopia" mentre "la cosa importante è che il potere porti avanti una politica che corrisponde al bene comune, alla volontà popolare, anche se si tratta di una dittatura"Personalmente non sono affatto meravigliato della parabola del pensiero di Latouche. Sono convinto dal suo sorgere che il movimento antagonista nato dalle ceneri delle due grandi stagioni di contestazione che sono il '68 (a predominio marxista) e il post '77 (a predominio ecologista) era oggettivamente una risposta "reazionaria", nel senso romantico e originario del termine di reazione alla modernità in nome non tanto del passato quanto di un futuro utopizzato sotto il segno passatista del "ritorno". Esattamente come ogni ideologia fascista. Manca per ora a questa estrema destra il sostegno di grandi gruppi industriali e nel frattempo la sinistra radicale continuerà a coniugare in termini di sinistra decrescita e dittatura, ma solo per farne ideologia ossia brodo di coltura per ben altri possibili esiti politici, a destra ma illiberali.
Serge Latouche
E intanto la sinistra? Quella vera, quella di governo. Non quella rivoluzionaria ma senza rivoluzione da fare. Ho l'impressione che anche lei mancherà all'appuntamento. Non tanto perché non entrerà nella cabina di comando quanto perché non saprà cosa farci. A questo non contribuisce il racconto prevalente che di questa crisi essa si da. Vissuta come riscatto da anni di dominio neoliberista la sinistra (parlo di quella istituzionale e riformista) interpreta la storia come un movimento progressivo a senso unico dove l'alternanza al governo delle destre corrisponde a passi indietro e deviazioni. Non è corretto! Ed è pericoloso.
I sistemi democratico liberali occidentali si reggono su alternanze di governo in base alla capacità d interpretare le necessità del proprio tempo che destra e sinistra propongono. L'avvento del neoliberismo era una risposta da destra all'impasse che alla fine degli anni settanta le politiche generali d'incremento alla spesa pubblica avevano prodotto. Il new labour non era una risposta subalterna ma semmai tardiva e poco convinta e convincente. La sinistra non ne ha mai prodotto una migliore ma quella che è rimasta ferma non ha oggi ragioni da rivendicare. Invece lo fa e non c'è da stupirsi. Comunque lo avrebbe fatto ed io mi sono illuso durante quest'anno che sarebbe stata la sua ora, parimenti all'avvento del neoliberismo, altrettanto deciso ed estremista nella risposta avversa agli anni del welfare, la sinistra decisa nel riavviare un "new new deal". Compito da darsi quello di aiutare a trovare strade "misurate" e consapevoli che la sfida è nella qualità dei servizi e nel tener conto che il rigore essendo una necessità deve coniugarsi con merito ed efficienza, valori che hanno sempre fatto fatica a diventare patrimonio della sinistra. Temo che la sfida non sia solo questa. Temo che l'ora non stia scoccando per la sinistra e che la storia ci stia riservando altre sorprese.
E spero di sbagliarmi ma la sinistra deve aprire una fase costituente e dimettere tutti gli abiti consunti che ha ereditato dai secoli passati. Purtroppo non vedo uomini e menti che la indirizzino in tale direzione. E non parlo certo solo dell'Italia da cui poco mi aspettavo...
Spero di essere presto smentito.